L’accusa è associazione a delinquere : sono così finiti in una bufera giudiziaria sette persone denunciate di cui 3 arrestate dalla guardia di finanza per questioni edilizie e di edificazione, avvenute a Montenero e Borgo Magrignano. Nell’ordinanza emessa dal gip Antonio Del Forno nei confronti dei tre residenti a Livorno finiti ai domiciliari si parla di associazione a delinquere e bancarotta fraudolenta. L’indagine comincia nel 2015, svolta sotto la direzione di Daniele Rosa, sostituto procuratore della Repubblica al Tribunale di Livorno, ha avuto origine a seguito di alcuni esposti e denunce di cittadini. In particolare, sono stati svolti complessi approfondimenti contabili su un gruppo imprenditoriale di fatto, costituito da 7 soggetti giuridici, tra cui quattro cooperative, operanti a Livorno, tutte con sede negli stessi luoghi, che hanno rivestito un ruolo di rilievo nell’edificazione del quartiere di “Borgo di Magrignano” e nella costruzione di un pregevole complesso di villette ubicate nel quartiere “Montenero”. Nelle indagini è emersa l’esistenza di un sodalizio criminale, composto da tre persone, con base operativa a Livorno, di cui due dei soggetti arrestati rappresentavano i promotori, gli organizzatori e i direttori dell’associazione, mentre il terzo costituiva la persona di fiducia degli altri sodali e, soprattutto, il soggetto che aveva il compito di gestire la contabilità. Questi avevano il supporto di altri quattro soggetti , tre dei quali legati da vincoli di parentela con due degli arrestati, ed utilizzati quali meri amministratori/soci delle società e/o delle cooperative. Gli accertamenti svolti, hanno acclarato un evidente stato di insolvenza e di dissesto, ormai conclamato da diversi anni, derivante da una complessiva situazione debitoria accumulata per circa 26 milioni di euro e dalla sistematica commissione di una serie di operazione commerciali e finanziarie depauperative del patrimonio, effettuate attraverso la fitta rete di cooperative e società per scopi di arricchimento personale e, comunque, a discapito delle dichiarate finalità mutualistiche. I soggetti hanno agito, in totale assenza di trasparenza verso i soci, senza predisporre e depositare i bilanci societari e con una tenuta e conservazione della contabilità del tutto inadeguata e confusa, tale da rendere particolarmente difficile una completa ricostruzione del patrimonio e del volume d’affari delle società e delle cooperative. In questo contesto, sono state riscontrate condotte dissipative di risorse economiche per circa 3,3 milioni di euro, celate da finanziamenti infruttiferi concessi senza contratti, piani di rientri e forme di garanzia, nonché ulteriori fatti di distrazione di denaro per circa 4 milioni di euro, derivanti, per lo più, da crediti infragruppo vantati dalla principale società operativa per le prestazioni di servizio svolte e mai riscossi da anni, con conseguente depauperamento del patrimonio sociale a danno dei soci e dei creditori. A seguito della richiesta avanzata dal Pubblico Ministero, due società e tre cooperative del gruppo sono state dichiarate fallite dal Tribunale di Livorno, tra il mese di ottobre 2015 e il mese di febbraio 2016, consentendo alla curatela fallimentare di apprendere alla procedura 43 unità immobiliari per un valore complessivo di circa 7 milioni di euro.
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