Troppo rischioso il carcere livornese per l’omicida di Piombino. Longo era finito nel mirino di molti magrebini.
Tirava aria di vendetta nel carcere delle Sughere. Per questo il 33enne Marco Longo è stato trasferito dal carcere livornese al Don Bosco di Pisa. Ora si trova in una cella con altri detenuti italiani, non magrebini. Il suo problema era che alle Sughere gran parte dei detenuti sono marocchini, algerini e soprattutto tunisini della stessa nazionalità di Fadhel Hamdi, il trentaduenne ucciso da Longo circa un mese fa.
Longo nel penitenziario livornese aveva incontrato condizioni ambientali molto a rischio. Non era tranquillo, una serie di episodi confermavano le sue sensazioni. Così ne aveva parlato con il suo legale, l’avvocato Giovanni Marconi, che non ha esitato a presentare richiesta di trasferimento, accolta in questi giorni.
Ora Longo si trova a Pisa, in attesa che si concludano le indagini e inizi il processo. L’ex vigilantes è reo confesso, per cui la pena per lui sarà scontata. Ci sono però dei dettagli da verificare che potrebbero giocare un ruolo decisivo nella valutazione della pena.
Anche se l’accusa, sembra sia decisa a dimostrare che Longo quella sera è uscito di casa con l’intenzione di uccidere il magrebino. Inizialmente si era parlato di un motivo banale, di una lite fra lui e Hamdi per un telefonino che il tunisino si era ripreso a garanzia di un debito di circa 600 euro non regolato da Longo. Ma gli investigatori si sono fatti un loro quadro ben preciso: Longo cercava eroina, lo stupefacente che in passato gli era stato venduto da Hamdi e che il vigilante avrebbe fumato anche durante le ore di lavoro e probabilmente anche quella notte del 21 novembre.
L’ex vigilantes partì da Venturina armato, deciso a recuperare il suo telefonino e a procurarsi eroina. Recatosi a Piombino nell’abitazione di Hamdi, lo avrebbe prima minacciato con la pistola, poi incatenato a letto, picchiato e quindi ucciso con tre colpi di pistola.
di Viola Orsini @riproduzione riservata 26/12/17
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