Come in ogni telenovela che si rispetti arrivano colpi di scena e smentite: come prima cosa nel recupero l’Olbia ha battuto la Pro Sesto 5-0, dunque ad oggi il Livorno non farebbe i play out distando 8 punti dalla quint’ultima.
Punti che potrebbero essere anche di più vista la nuova penalizzazione in arrivo, infatti il Livorno è stato deferito per irregolarità nei pagamenti di Giugno, Luglio ed Agosto 2020, così come Heller (Presidente CDA), Carrano (AD) e Mastrangelo (sindaco unico società). In sintesi Luglio ed Agosto a 2 tesserati (emolumenti superiori a 50.000 E) sono stati pagati 2 giorni dopo la scadenza, Giugno 1 mese dopo! Il problema nasce anche dal fatto che la società è recidiva, con buona pace dei soliti mandolinari alla perenne ricerca di attenuanti; inoltre Heller e Mastrangelo sono anche accusati di aver depositato alla Covisoc una dichiarazione attestante il falso il 1° dicembre quando avevano dichiarato di aver rispettato le scadenze, il Livorno deferito per responsabilità propria (Giugno) diretta ed oggettiva (Luglio ed Agosto).
La prima rivelazione però viene da Livorno Today che afferma di aver contattato i soci del Livorno calcio (meno Presta e Ferretti) i quali hanno dichiarato che, contrariamente a quanto detto da Heller e riportato dal Tirreno non c’è stato alcun contatto col sor Favilla, smentendo dunque quanto dichiarato da Heller. Secondo Il Telegrafo poi lo scorso venerdì ci sarebbe stata una videochiamata tra gli “esperti” del gruppo Maurya ed i corrispondenti amaranto per delucidazioni sul bilancio; pare che sia stata anche richiesta una dichiarazione scritta ai soci intenzionati a vendere, non pervenuta. Inoltre tale gruppo (che il Telegrafo non riesce ancora a scrivere bene -Maruya invece di Maurya- ha ‘percepito la volontà di Spinelli di non vendere’ anche se non riesce a mettersi in contatto con lui (e come l’avrebbe percepita se non ci si è messo in contatto?).
Lo scorso martedì poi c’è stato il primo ‘programma’ di Livorno Popolare sul proprio profilo facebook che verteva sugli esempi europei della partecipazione popolare al calcio. Oltre ai numeri delle adesioni snocciolati, da segnalare le oltre 80 richieste di far parte del gruppo di lavoro e più di 40 interviste dai media nazionali ed esteri. Primo modello esaminato da Marco Petroni è stato quello del St.Pauli, squadra di Amburgo, che ha già sperimentato la partecipazione popolare, in Germania tutti i club fino al 1998 dovevano essere di proprietà di associazioni, non dunque di azionariato popolare. La differenza è che con le associazioni non c’è spartizione di utili. Nel 1998 è stata introdotta la deroga del 50% +1 per consentire ai club di competere a livello europeo, pochi sono però i club che l’hanno utilizzata introducendo capitali privati nelle associazioni. Da sempre i tifosi del St.Pauli hanno avuto un ruolo molto attivo nell’assemblea dei soci, spesso sostituendo soci disinteressati. In Germania ha comunque diritto di voto solo chi si presenta alle assemblee ed è in regola coi pagamenti. Il motivo per cui tutti gli stadi sono pieni in Germania (a parte ora per pandemia) è che i prezzi dei biglietti sono resi accessibili dai tifosi stessi. I soldi che provengono dalle quote dei soci al St.Pauli (che sono circa 30.000) vengono investiti nel settore giovanile, inoltre i tifosi stessi possono anche allenarsi nelle strutture del club e perfino creare delle proprie squadre che partecipino a campionati ufficiali. Per fare altri esempi, il Bayern Monaco per il 75% è in mano all’associazionismo, l’Hertha Berlino il 50%+1 alle associazioni ed il 49% a soci proprietari. Le sponsorizzazioni stesse debbono superare il vaglio dell’assemblea dei soci. Per ciò che riguarda la situazione in Inghilterra Martino Simcik ha evidenziato come là squadre una volta gloriose ma poi andate in rovina sono risalite grazie al fatto che i ‘proprietari’ abbiano dovuto fornire requisiti di onorabilità; sono molti i tentativi di squadre che partono dal basso ma non riescono a competere, finora nessuna realtà di calcio popolare è arrivata più in alto della quarta serie inglese, quindi è un sistema valido solo per piccole comunità locali con poche ambizioni. A Livorno la cosa sarebbe più fattibile a causa della predisposizione sociale inerente alla comunità; sarebbe però necessario avere anche una certa solidarietà internazionale, leggasi contributi da appassionati di tutto il mondo. Secondo Francesco Bellanca dovrebbe essere anche possibile vendere delle quote creando utili da reinvestire nella squadra stessa invece che suddividerli tra tutti i soci; ovviamente i problemi nascono in tempi di crisi (tipo adesso) dove ci sono solo perdite e nessun utile.
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