Si sono concluse alle ore 10.45 di oggi, lunedì 4 novembre, nel porto di Livorno le operazioni di sbarco dei 72 naufraghi a bordo della Life Support di EMERGENCY, soccorsi il 31 ottobre in due diversi interventi nelle acque internazionali della zona Sar maltese, nel Mediterraneo Centrale. Le due imbarcazioni segnalate da Alarm Phone erano entrambe sovraffollate e inadatte ad affrontare la traversata del Mediterraneo e viaggiavano con 38 e 34 persone a bordo. “Dopo più di tre giorni di navigazione siamo arrivati a Livorno per lo sbarco delle persone soccorse, operazione che si è svolta regolarmente e in collaborazione con le autorità locali – afferma Domenico Pugliese, comandante della Life Support di EMERGENCY -. Sconcerta sapere che proprio in questi stessi giorni il governo abbia deciso di proseguire sulla strada del Protocollo di intesa con l’Albania e dell’esternalizzazione delle frontiere, senza neanche attendere il pronunciamento della Corte di giustizia europea. Ai 72 naufraghi che oggi finalmente sono potuti scendere a terra auguriamo tutto il meglio, mentre noi ci prepareremo per la prossima missione.” “Durante questa lunga navigazione verso il Pos assegnatoci dalle autorità, abbiamo avuto la possibilità di conoscere le persone soccorse e le loro storie: tutti partono per fuggire da situazioni socio-politiche estremamente complesse – spiega Chiara Picciocchi, mediatrice culturale a bordo della Life Support -. Ad esempio un ragazzo siro-palestinese ha dovuto lasciare la Siria per trasferirsi in Libano e, poi, quando è iniziato il conflitto con Israele si è visto costretto a tornare nel suo Paese, dove la sua famiglia viveva in povertà estrema e soprattutto dove avrebbe dovuto affrontare la leva obbligatoria. Per questo ha preso la difficile decisione di andarsene e provare a raggiungere l’Europa passando dalla Libia. Il suo obiettivo è semplicemente quello di avere una vita migliore, riuscire ad aiutare la famiglia e vedere rispettati i propri diritti.” I 72 naufraghi, di cui 14 donne, 4 minori accompagnati e 7 minori che viaggiano da soli, erano partiti dalle coste libiche e provengono da Bangladesh, Egitto, Nigeria, Niger, Pakistan, Palestina e Siria Paesi colpiti da violenze, instabilità politica, povertà e crisi climatica. “Per una donna oggi in Siria è quasi impossibile avere un lavoro e libertà personale – racconta S. K., siriana di 44 anni a bordo – soprattutto se cristiana, come me. C’è molta discriminazione verso noi cristiani in diverse zone del Paese, quindi, nel 2020, insieme a mia madre, sono andata in Iraq. Lì ho trovato impiego in una fabbrica di carta, poi nel 2022 mi sono sposata in Libano con un uomo siriano: lo conoscevo da 25 anni ma sette anni prima lui era andato in Germania passando dalla rotta balcanica, mentre io, come dicevo, sono andata in Iraq con la mia anziana madre. Per sposarci ci siamo incontrati a Beirut, poi lui è ripartito per la Germania mentre io non avendo il visto sono rimasta lì. Gli ultimi due anni riuscivo a malapena a sostenere me e mia madre, così quando lei è morta ho venduto quello che avevo per arrivare in Libia. È da quando mi sono sposata che non vedo mio marito e prima di allora non lo vedevo da sette anni. Questo viaggio è la coronazione del sogno iniziato tanti anni fa di raggiungere l’Europa per vivere insieme a mio marito. Grazie a voi questo sarà possibile.”
“Sono nato in un campo profughi in Siria, dopo che mio padre è dovuto scappare dalla Palestina a 20 anni – racconta un giovane di 26 anni – ma mi sento assolutamente palestinese nonostante non ci sia mai stato. In questo campo la maggior parte delle persone veniva dalla Palestina, quindi, sono cresciuto riuscendo a mantenere un’identità culturale con il luogo dove sono nati i miei genitori e di questo mi sento fortunato. Mi sono laureato in architettura in Siria, ma sarebbe stato quasi impossibile trovare lavoro lì come architetto, quindi dopo che mio padre e mia sorella sono morti ho deciso di partire. Ho preso un volo per Bengasi e da lì sono andato fino a Misurata, sapevo che sarebbe stato un viaggio difficile in cui avrei potuto incontrare la morte, ma era l’unica scelta che avevo. Non vedo l’ora di arrivare in Europa e poter chiamare mia madre per farle sapere che è andato tutto bene, ora spero di raggiungere mio zio che lavora in Olanda per continuare a lavorare e fare un Master in architettura.” Con lo sbarco di oggi a Livorno la Life Support, che è attiva con missioni Sar dal dicembre 2022, conclude la sua 25° missione. La nave Sar di EMERGENCY ha sinora soccorso 2.293 persone nel Mediterraneo centrale, una delle rotte più letali al mondo dove secondo l’OIM si contano oltre 1350 vittime dall’inizio dell’anno. Da domani la Life Support si prepara a tornare in zona operativa per salvare altre vite.
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