Il Livorno c’è. O quasi. Questo Livorno che sembra aver vissuto mille vite nell’arco di due anni, che ha subito l’ennesima trasformazione e che adesso aspetta solo di scendere realmente in campo per cominciare la battaglia. Perché è così che funziona la Serie D, non ci sono premi di consolazione, si può solo arrivare primi per essere certi di approdare alla categoria superiore. Qualche assaggio lo abbiamo finalmente avuto; prima a Forte dei Marmi contro il Real Forte Querceta, amichevole vinta per 2 a 1 e poi contro il Pontedera, con risultato invece sfavorevole per i ragazzi di Favarin. Due gare dai presupposti completamente diversi, e di cui sarebbe riduttivo soffermarsi solo sul risultato finale. Chiamasi amichevoli estive, meglio definirli banchi di prova quando la formazione che scende in campo, lo fa letteralmente per la prima volta.
Sul mercato, si possono comprare difensori, centrocampisti, attaccanti. Ma l’affiatamento, quello no. E quanto esso sia importante lo ha ben presente anche la società vista la scelta di organizzare due ritiri. Certo, la punta manca. Se crei il gioco ma non c’è nessuno che lo finalizza, è tutta fatica sprecata e pare che le partite si vincano mettendo la palla in rete.
Alessandro Cesarini ha dimostrato, soprattutto contro il Real Forte, di avere delle caratteristiche interessanti, un giocatore direi di una categoria superiore. Bene anche Giordani e Mutton, che a segno ci è andato proprio contro nell’unica rete rifilata al Pontedera. Ma manca ancora quel qualcosa in più, i dettagli che fanno la differenza. “Dio è nei dettagli”, e questo detto è il credo a cui bisogna affidarsi per non vivere una stagione grigia. Ma non sarà così.
Dinamismo, corsa, tenacia. Buoni fraseggi. Li abbiamo visti. Il presidente Joel Esciua è sempre sul campo, insieme alla squadra. Oltre ad aver riorganizzato la società, non fa mancare la sua presenza, e questo è fondamentale. A noi cosa costa dargli fiducia? Penso una cosa. Ha fatto delle scelte, per lo più impopolari, l’ultima delle quali riguardo al tema abbonamenti; polemica sterile, non si può ridurre la questione a un mero fatto di prezzi. La crisi c’è, e infatti la società ha fatto un ragionamento più ampio proprio per questo motivo. Detto ciò, ribadisco: ha fatto delle scelte, e onestamente lo trovo molto più coraggioso rispetto a chi preferisce non prendere mai una vera e propria posizione e lasciarsi trascinare dagli eventi “per paura di”.
Comodo, certo, ma alla fine disonesto. Questo è un nuovo progetto, che si sta plasmando giorno per giorno. Non è ancora il tempo delle polemiche, ma solo della fiducia.
di Agnese Gaglio
Lascia un commento