Dopo la morte dell’aviere Francesco Rosito, un altro dramma si stà consumando, è quello del maresciallo aiutante Mario Mele, in fin di vita a causa di un tumore contratto durante le missioni all’estero.
Afghanistan, Kosovo, Iraq, Albania, Somalia: il maresciallo Mele, di stanza a Livorno nei baschi amaranto è stato impiegato praticamente in tutte le aree di crisi.
Si occupava della distribuzione dei viveri ai civili; come gli altri militari italiani operava senza protezioni, cioè tute, maschere ed equipaggiamento specifico, del quale invece disponevano ad esempio i soldati statunitensi quando intervenivano su territori contaminati dalla polvere rilasciata da quei proiettili.
Un calvario, quello del maresciallo parà, cominciato con alcuni dolori allo stomaco, inizialmente ritenuti di poco conto e poi culminati in una terribile diagnosi. Da dicembre ad oggi per colpa dell’uranio impoverito si sono verificati circa 10 decessi e 3.800 malati di tumore. Gli Usa già a suo tempo avevano informato tutti gli eserciti dei pericoli in corso e della necessità di adottare protezioni, in quei paesi a rischio contaminazione.
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