Le aziende che parteciperanno ai futuri bandi e alle agevolazioni previste per l’area di crisi di Livorno guadagneranno una miglior posizione in graduatoria se assumeranno e se tra gli assunti ci saranno licenziati, disoccupati, donne o lavoratori che usufruiscono di ammortizzatori.
La giunta regionale ha approvato oggi i bacini di riferimento e i criteri di premialità, ultimo passaggio di un tema già affrontato nelle scorse settimane ai vari tavoli dell’accordo di programma e del piano di rilancio dell’area livornese. Ne potranno usufruire sia le grandi che le piccole aziende: quelle localizzate a Livorno, ma anche nei vicini comuni di Collesalvetti, Rosignano Marittimo, Cecina, Bibbona e Castagneto Carducci.
“Il progetto della Darsena Europa renderà il porto di Livorno moderno e attrattivo. Lo vogliamo grande e con fondali profondi – sottolinea il presidente della Toscana, Enrico Rossi – ma nella reindustrializzazione dell’area vogliamo anche tutelare chi un lavoro in questi anni l’ha perso e non l’ha ritrovato”.
La scelta è stata appunto quella di premiare nelle distribuzione di contributi regionali e agevolazioni statali le aziende che assumono, con un punto per ogni assunto a tempo determinato e un po’ di meno meno quelli a termine (0,5 per contratti di almeno un anno, 0,2 tra 6 e 12 mesi e 0,2 tra 3 e 6 mesi). Se il lavoratore è stato licenziato, era in disoccupazione o usufruiva di ammortizzatori i punti raddoppiano: naturalmente non nel caso di reintegro nella stessa azienda. Il dipendente deve aver perso il lavoro dopo l’8 maggio 2008, ovvero non oltre sette anni prima della firma dell’accordo di programma per l’area di Livorno che c’è stata nel 2015. Se il nuovo assunto è donna, si aggiungono altri 0,3-0,2 o 0,1 punti. L’impresa che godrà di queste premialità dovrà contemporaneamente impegnarsi a non ridurre per cinque anni il numero degli occupati.
La Regione e il presidente della Toscana Enrico Rossi più volte, recandosi a Livorno o incontrando i lavoratori di aziende in crisi, aveva ribadito che sarebbe stata prestata grande attenzione verso chi è rimasto o rischia di rimanere senza ammortizzatori sociali.
Le risorse in campo
Per questo, alle risorse già stanziate in passato, erano state aggiunte all’inizio del 2016 altri sei milioni. Tre interessano il bando sui lavori di pubblica utilità che uscirà a marzo e che prevede una disponibilità di seicento posti destinati alle tre aree di crisi, Livorno ma anche Massa Carrara e Piombino. Nell’attesa sono stati finanziati con 1 milione e 250 mila euro cinque progetti dell’avviso del 2015, che andranno ad occupare a tempo determinato 174 lavoratori. Sessantasei interessano. Piombino. Comuni e enti pubblici hanno già firmato le convenzioni con la Regione ed avviato le attività preliminare alla selezioni dei destinatari.
Un altro milione e mezzo è stato messo a disposizione per i bandi sugli incentivi all’occupazione ed altrettanti per la formazione continua dei lavoratori. Ma non sono i soli passi fatti. Sul piatto la Regione ha messo anche 3 milioni per l’attrazione degli investimenti e altri 10 milioni, affidati ad Invitalia, da destinare destinati a imprese che dimostreranno di avere assunto licenziati, disoccupati o lavoratori che stanno fruendo di ammortizzatori sociali. Sono stati stanziati anche 5 milioni di euro per il polo tecnologico, per cui in Regione attendono il progetto da parte del Comune di Livorno.
Ammortizzatori più lunghi
Rossi aveva chiesto al ministro Poletti ammortizzatori straordinari per le aree di crisi, capaci di accompagnare per un periodo più lungo i lavoratori che hanno perso il lavoro ed ancora non lo hanno ritrovato, in attesa della ripresa e reindustrializzazione dell’area. Sul punto non c’è stata risposta, ma il ministro si è comunque dichiarato disponibile a costruire, sull’esempio dei lavori di pubblica utilità toscani, un’esperienza nazionale per le aree di crisi complessa. Con risorse stavolta nazionali.
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