Sarebbe l’amante della moglie l’assassino di Zviadi Khurtsidze, il georgiano dalla doppia identità (Vitali Kimpis le generalità sul suo documento lituano) ucciso con una coltellata al cuore lo scorso 6 febbraio. L’indagato, iscritto sul registro degli indagati, è un ex parà dei carabinieri di 64 anni. Del militare in pensione, non si conoscono ancora le generalità, ma pare che risieda appena fuori città e che sia abbastanza conosciuto a Livorno.
Il sospettato, avrebbe agito per gelosia, non avrebbe accettato il ritorno del marito della donna amata e la conseguente fine della loro storia sentimentale. Una storia di cui, secondo quanto raccontato al pm dall’ex parà, ne erano a conoscenza in molti. Una relazione anche poco nascosta, tanto che lo stesso ex paracadutista ammette di aver conosciuto anche i familiari della donna con cui aveva stabilito una relazione duratura da anni.
Ad ottobre scorso, tuttavia il ritorno di Zviadi Khurtsidze avrebbe determinato la fine della relazione. Così il 64enne, secondo le ipotesi investigative, intorno alle 22 del 6 febbraio scorso, avrebbe deciso di uccidere il rivale in amore: prima lo avrebbe seguito per strada, poi sotto casa in via Roma gli avrebbe teso un agguato, sferrandogli una coltellata al cuore.
Si tratta però di un’ipotesi che non troverebbe prove concrete: nessuna traccia di dna sugli abiti della vittima, nessun arma compatibile col delitto rinvenuta all’interno del suo appartamento. Nel corso dell’interrogatorio l’ex militare ha respinto ogni accusa sostenendo di non essere lui l’assassino. Non avrebbe testimonianza però il suo alibi: la sera del 6 febbraio, infatti, l’avrebbe passata in casa da solo, sostenendo che la maggior parte delle sue serate le trascorrerebbe in solitudine, abitando solo lui nell’appartamento in cui risiede. Ha ammesso di avere avuto contatti con la vittima solo tramite il suo profilo facebook, ma che non avrebbe mai incontrato fisicamente il georgiano.
Gli investigatori stanno visionando attentamente alcune immagini rilevate in strada dalle telecamere di sicurezza. Nei fotogrammi si vede chiaramente una figura di un uomo che segue Zviadi Khurtsidze a debita distanza.
Immagini però poco nitide, insufficienti per un riconoscimento effettivo.
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