Fausta Bonino, l’infermiera di 56 anni accusata di aver ucciso tredici pazienti nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Piombino, con dosi letali di eparina, tornata libera, a casa dopo 21 giorni passati nel carcere Don Bosco di Pisa. Lo ha fatto dopo la decisione del tribunale del riesame di Firenze che ha annullato l’ordinanza di arresto: “Sono libera, vieni a prendermi, torno a casa”, ha detto telefonando al marito Renato Di Biagio
L’uomo, che ha sempre creduto all’innocenza della moglie, l’ha attesa tra le mura domestiche. A prenderla ha preferito mandare uno dei figli, e contemporaneamente ha avvertito l’avvocato Cesarina Barghini che la settimana scorsa ai giudici del riesame aveva portato i primi risultati di una perizia ematologica dalla quale, secondo quanto aveva spiegato il legale, emergerebbe che non tutti i 13 decessi al centro delle indagini dei carabinieri del Nas, registrati tra il 2014 e il 2015 nel reparto, sarebbero dovuti a ‘bombe’ di eparina. “Giuro sui miei figli: sono innocente”, ha sempre detto l’infermiera, che oggi, secondo quanto riferito dal suo legale ha detto: “finalmente la giustizia comincia a funzionare”.
L’avvocato è chiaramente soddisfatta: “per Fausta Bonino sarà più facile affrontare tutto quello che abbiamo davanti”, spiega sempre poi convinta che l’inchiesta sia stata “superficiale”. Un’indagine difficile che il Nas aveva avviato dopo le notizie avute dalla direzione sanitaria dell’ospedale: i primi sospetti nel gennaio 2015. Nel 2014 erano stati 8 i pazienti deceduti per problemi di coagulazione ma solo nel maggio del 2015, quando arrivarono i risultati delle analisi chieste all’ospedale di Careggi a Firenze, partì la segnalazione alla procura e ai carabinieri. L’ultimo decesso sospetto il 29 settembre: pochi giorni dopo Fausta Bonino venne trasferita di reparto e in rianimazione la percentuale dei decessi tornò nella media regionale. Poi il 31 marzo scorso l’arresto della donna all’aeroporto di Pisa, dove era appena atterrata al ritorno da una breve vacanza con il marito. Per la procura, il pm Massimo Mannucci è il titolare dell’inchiesta, l’accusa era sostenibile grazie all’incrocio delle cartelle cliniche, agli esami del sangue ai pazienti, alla verifica dei turni nel reparto e anche a qualche problema di salute psichica. Accusa quest’ultima, che il suo legale era pronta a confutare con una perizia psichiatrica: “la mia cliente non è pazza”, aveva ribadito anche la settimana scorsa.
Fausta Bonini, formalmente, resta indagata ma affronterà l’ inchiesta da donna libera e questo era l’obiettivo della difesa che ha sempre contestato il teorema costruito sulla donna per molti già colpevole di omicidi terribili. I giudici del riesame, quantomeno, sono convinti che servano pi prove per sostenere queste accuse.
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