È il dragaggio più importante mai fatto negli ultimi decenni ed è stato sostanzialmente completato questo lunedi mattina. In poco più tre mesi, dal 17 febbraio scorso ad oggi, da quando cioè sono stati consegnati i lavori, la draga “Marieke”, dell’associazione temporanea di imprese che ha vinto la gara, costituita dalla Società Italiana Dragaggi e dalla Labromare, ha dragato circa 700 mila metri cubi di sedimenti, praticamente nove mila metri cubi al giorno. È stato così che la Darsena Toscana è stata riportata in maniera sostanziale ad una profondità di 13 metri.
L’intervento ha consentito di raggiungere, inoltre, un secondo risultato: anche a seguito del banchinamento realizzato lo scorso anno, è stato infatti attivato alla radice della sponda est della Darsena Toscana un nuovo accosto, il 15 E; si tratta di un ampliamento che rappresenta una nuova fase di sviluppo del porto e che consente di aumentarne la capacità di attrazione.
«Grazie al dragaggio della Darsena Toscana – ha detto il commissario dell’APL, Giuliano Gallanti – tutto lo specchio acqueo destinato alle navi portacontainer ha adesso una profondità di 13 metri. Come abbiamo più volte ribadito, in questi anni non abbiamo esitato ad investire milioni e milioni di euro pur ammodernare lo scalo esistente. Ora siamo in grado di accogliere senza problemi le navi da 8 mila Teus e di affrontare al meglio il presente in attesa che si realizzi la Piattaforma Europa».
L’intervento in Darsena Toscana non sarà l’ultima operazione di dragaggio di quest’anno. «Presto interverremo anche sulla bocca sud dell’avamporto – ha sottolineato il dirigente ambiente e sicurezza dell’APL, Giovanni Motta – l’obiettivo è togliere circa altri 300 mila metri cubi di sedimenti e consentire così un transito più agevole alle navi di grossa stazza, anche in condizioni meteo difficili».
Un intervento quello del dragaggio in Darsena Toscana che potrebbe essere vanificato se quanto prima non verranno chiuse le porte vinciane, la porta di accesso al mare del canale dei navicelli e del porto pisano. Melma e fanghi potrebbero riversarsi sui fondali della Darsena Toscana con l’afflusso delle acque che giungono dallo scolmatore. Sarà un investimento gettato al vento se non si provvederà a chiuderle al più presto: dallo Scolmatore entrano in Darsena Toscana ben 14mila metri cubi di detriti ogni sei mesi, che causano l’innalzamento dei fondali di 33 centimetri.
Fin quando il gigantismo delle nuove portacontainer non ha posto il problema, l’inadeguatezza dei fondali, era una questione marginale: la sabbia si depositava sul fondo e stop. Ora però il porto di Livorno deve sì badare alla Darsena Europa ma anche a quel che accade nel frattempo: e il forte spostamento già nel 2015 verso l’uso di navi più grandi, impone attenzione se non si vuole subire perdite di traffici importanti.
Fino a ieri la gestione delle porte vinciane era nelle competenze del Comune di Pisa, finalmente in questi ultimi giorni la cabina di regia è passata nelle mani dell’Autorità Portuale, grazie ad un provvedimento della Regione Toscana. Malgrado ciò i tempi di intervento per la chiusura del varco non sembrano affatto imminenti. Prima di intervenire al tombaggio delle “porte vinciane”, occorrerà attendere l’apertura della foce dello scolmatore, garantendo lo sbocco a mare al porto pisano e al canale dei Navicelli. Una serie di interventi strutturali che richiederanno tempistiche di qualche anno per la loro attuazione; per questo non sarebbe affatto da sottovalutare l’ipotesi di rendere effettivamente funzionabili le attuali porte d’accesso, così da aprirle solo in casi di effettiva necessità.
In questi ultimi anni stiamo vivendo un periodo di trasformazione delle infrastrutture portuali, dovute a esigenze sempre più in evoluzione rispetto ai traffici di qualche anno fa. Ma solo “Chi vivrà vedrà”.
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