L’unione inquilini di Livorno propone una soluzione per affrontare il problema dei profughi, un’intesa istituzionale che allo stesso tempo creerebbe vantaggio a cittadini bisognosi e oltretutto favorirebbe l’integrazione tra rifugiati e residenti, non facendo disperdere importanti investimenti al di fuori del territorio.
Dopo la vicenda dell’ex Albergo Atleti a Livorno, L’Unione Inquilini ha inviato ai gruppi consiliari di Buongiorno Livorno e Città Diversa, oltre al presidente del consiglio del Comune di Livorno Esposito (M5S), la richiesta di affrontare e incalzare la giunta perché si attivi, affrontando il problema dei profughi in modo da creare una mutualità di soccorso tra rifugiati richiedenti asilo in fuga da guerra e le famiglie impoverite dalla crisi, con il risultato di ottenere una migliore integrazione combattendo il razzismo e facendo pervenire un contributo economico alle famiglie livornesi.
Fino ad oggi i milioni di euro spesi per dare ospitalità vitto e alloggio ai rifugiati, a Livorno è andato agli albergatori, ai proprietari dei residence e ai frati trinitari, creando ghetti per gli stranieri, paura e diffidenza tra i residenti e profitti per pochi soggetti privati. Come ben sappiamo a Roma è andata peggio, foraggiando mafie e alimentando fenomeni corruttivi.
Iniziative come quelle di Pisapia ex sindaco di Milano di permettere l’accoglienza nelle case dei milanesi, come da anni si fa in molte città nel nord Europa e ormai sperimentate anche in Italia, sono da replicare perché uniscono nel comune interesse lavoratori e pensionati italiani con lavoratori di altri paesi, e riducono la presa della propaganda razzista.
La proposta è stata lanciata da tempo anche alla Giunta comunale, e l’assessore Dimighjini l’ha ritenuta possibile e interessante, pertanto la richiesta viene girata al Sindaco Nogarin, che si attivi perché il Comune di Livorno faccia una convenzione col Ministero dell’interno, sul modello di quella del Comune di Milano, che consenta di raccogliere adesioni di cittadini residenti attraverso un albo comunale a cui le famiglie certificate dalle Autorità competenti possano fare domanda per ospitare i rifugiati in cambio della quota di rimborso previsto dallo stato per il soggiorno e il vitto.
Una rete capillare che con la partecipazione dei mediatori culturali e delle associazioni già attivate nel settore per integrare l’accoglienza con esperienze di lavoro socialmente utile e di corsi di formazione delle persone, innesti un percorso di scambio di aiuto e di solidarietà, tra persone che sia pur in modo diverso hanno bisogno di sostegno e aiuto pubblico.
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