Siamo arrivati allo scontro ufficiale, non più solo nelle indiscrezioni ma negli atti. Ovvero, le “porte vinciane” del Calambrone sono diventate una bega che probabilmente finirà in uno scontro in tribunale tra il Comune di Pisa e dall’altra parte la Regione e l’Autorità portuale livornese.
Le “Porte” sono, come noto, l’unico accesso al mare del Canale dei Navicelli, dove si sono insediate da tempo aziende di costruzione e manutenzione di grandi yacht.
Il problema è che questo accesso avviene attraverso la darsena Toscana: e che con le “porte” aperte – come i pisani hanno sempre cercato di fare, per favorire il transito degli scali e della loro componentistica – i fanghi dello Scolmatore dell’Arno si riversano nella darsena livornese, condizionandone i fondali. Dragati, questi ultimi, con una spesa superiore a 15 milioni di euro proprio di recente: e già in parte di nuovo compromessi dal fanghi subito dopo arrivati dallo Scolmatore.
Una diatriba vecchia, nella quale ciascuna delle parti sostiene le proprie ragioni. Che non si è risolta con il decreto della Regione Toscana di assumersi la gestione delle “Porte” per poi passarla all’Autorità portuale di Livorno. Il Comune di Pisa si è infatti arroccato a resistere, non ne vuol sapere di ottemperare al decreto di Firenze; da parte loro gli operatori dello yachting insediati nel canale minacciano “azioni clamorose” in difesa del proprio diritto al transito. La Regione è intervenuta nei giorni scorsi rivolgendosi alla propria avvocatura per costringere – anche in tribunale, se necessario – Pisa ad obbedire. E in parallelo anche l’Autorità portuale labronica ha inviato al Comune di Pisa una nota ufficiale con la quale preannuncia la richiesta di danni erariali – la Darsena che torna a riempirsi di fanghi – attraverso una causa giudiziaria. Da palazzo Rosciano arriva anche la conferma che le “porte” sono di fatto spalancate, ufficialmente perché sono di nuovo guaste nel meccanismo di chiusura. Alle sollecitazioni per una veloce riparazione, i pisani avrebbero risposto che non dispongono dei fondi necessari anche perché la legge regionale ha tolto loro la gestione. Insomma, un ginepraio di competenze che ha come risultato pratico la mancata consegna delle “porte” alla Regione, il mancato passaggio dalla stessa Regione all’Autorità portuale per la gestione (e da palazzo Rosciano si è sottolineato che la riparazione potrebbe essere rapidamente fatta a spese dell’Authority se avvenisse la consegna come da legge) e uno stallo disastroso per la Darsena Toscana, in quanto stanno tornando a depositarvisi i fanghi dello Scolmatore dell’Arno.
Alla base della crisi, o meglio come determinante per la sua esplosione, c’è un elemento incontrovertibile: la foce dello Scolmatore dell’Arno, che coincide con la foce del canale dei navicelli in mare, è da decenni insabbiata e non consente il transito nemmeno delle barchette. Se la foce fosse stata mantenuta aperta, il problema “porte vinciane” non si porrebbe: o meglio, si porrebbe solo nel senso che occorrerebbe modificare l’attuale ponte stradale sul Calabrone, rendendone la parte centrale mobile (alzabile o rotabile) per consentire il transito degli scafi più grandi. Se ne parla da decenni, ma della “foce armata” e dei relativi impegni per modificare il ponte solo di recente si è fatto qualcosa, in tempi però che andranno probabilmente a dopo il 2020. Nel frattempo, è rissa sempre più feroce, di cui non si riesce a vedere uno sbocco.
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