Massimiliano Mattei, classe 1976, tra i creatori dell’associazione Surf 4 All, che promuove il surf come disciplina sportiva accessibile anche ai disabili, è in partenza per un nuovo progetto, destinazione Portogallo. Massimiliano ha perso l’uso della parte inferiore del corpo a causa di un incidente stradale ma non ha mai rinunciato alla sua passione per lo sport: dal surf, al tennis, al pugilato, pensando non solo a come continuare a praticare sport per sé, ma abbattendo ogni barriera per renderlo accessibile e inclusivo a tutti.
Massimiliano con l’associazione Happy Wheels è al centro di numerosi progetti che mirano all’allargamento del surf per i disabili e proprio in tal senso è pronto a partire il 22 aprile verso il Portogallo con un progetto Erasmus dell’associazione Plain and Train, che si articolerà in due viaggi che porteranno i ragazzi a contatto con le migliori realtà europee del surf inclusivo. «Con l’Asd Happy Wheels gestiamo la scuola di surf di Tirrenia presso i Bagni Americani con corsi aperti a tutti con tavole adattate per diversi tipi di disabilità: abbiamo ciechi, amputati, paraplegici. Nella nostra scuola ci sono ragazzi che facevano surf anche prima ed altri che si sono misurati con questo sport per la prima volta – spiega Massimiliano -.
È diverso arrivare a questo sport con una disabilità che ti porti dietro da quando sei nato, o con una disabilità arrivata in un’altra fase della vita. Il surf resta però una chiave di liberazione perché se vogliamo parlare di inclusione dobbiamo lottare per uscire dalla bolla di vetro che spesso ci creiamo o ci creano intorno. Noi intanto proprio in questi giorni, il 22 aprile, partiremo con un progetto Erasmus del progetto europeo Plain and Train, verso il Portogallo dove saremo insieme a tante altre realtà che si occupano di surf e disabilità, e potremo scambiare esperienze per creare un insieme di conoscenze condivise che comprendano aspetti che vanno dalla psicologia, allo studio dei supporti, alla definizione delle categorie. Sarà una grande occasione di confronto. La prima volta partiremo con un ragazzo disabile e tre accompagnatori, e il prossimo viaggio è in programma per giugno dove saremo in otto».
Fondamentale per lo sviluppo del surf per i disabili è anche lo studio di tavole speciali che lavorino proprio sul fronte dell’inclusività e della personalizzazione dei supporti. «Con Ortopedia Michelotti, con i suoi 101 anni di esperienza nel settore, abbiamo cominciato questo percorso di ricerca insieme a Sil (Sport Insieme Livorno) e Twinbros per la creazione di una tavola da surf con un supporto per la schiena adattabile alle esigenze di ognuno. Siamo arrivati così da una tavola non professionale ad una molto valida su cui stiamo ancora continuando a lavorare mettendo insieme diverse professionalità, unendo diversi di tipi di supporto e materiali, verso lo sviluppo di una tavola multivalente che permetta di migliorare sempre più le prestazioni anche surfando da sdraiati come me. L’aggiunta di un supporto cuscino oltre a quello rigido è molto utile perché permette una stabilizzazione diversa e adattabile. C’è molto da immaginare e provare ancora per la tecnologia del futuro, ma poco a poco lavorando di questo passo arriveremo sempre a migliori risultati allargando questa disciplina sportiva sempre di più. Lavorare sull’ottimizzazione degli strumenti significa anche lavorare sull’inclusione di un numero sempre maggiore di persone che magari non avrebbero mai pensato di potersi avvicinare al surf con una disabilità».
Il cammino verso il riconoscimento del surf nelle discipline paralimpiche è ancora in definizione ma Massimiliano Mattei lo vede sempre più come un traguardo vicino, pensando al 2024 come data di riferimento. Nel mese di dicembre 2016 intanto Massimiliano è arrivato in California per i mondiali di surf (Stance Isa world adaptive surfing championship) in particolare a San Diego, in rappresentanza dell’Italia insieme a Fabrizio Passetti e Fabio Secci, insieme ad altri 70 atleti provenienti da tutto il mondo. «La California è un sogno per tutti i surfisti e io spero di poter tornare anche l’anno prossimo, anche per dare sempre più visibilità al surf come disciplina possibile anche per noi disabili perché ancora molto è possibile fare, dagli investimenti, ai riconoscimenti, alla ricerca».
Lascia un commento