Dal 27 marzo in libreria è presente il romanzo “Il pittore di ex voto” di Paolo Codazzi, opera densa e dai diversi piani di lettura, dove gli angoli di Livorno e della sua periferia fanno da scenario ad una storia ricca di passione e di ricordi. Il pittore di ex voto di Paolo Codazzi, non solo rientra appieno nella tradizione del Bildungsroman (romanzo di formazione), ma pure tradisce, anche per i richiami all’opera di Musil e di Bernhard, la passione dell’autore per la migliore letteratura Mitteleuropea.
Con un’audacia editoriale degna di altri tempi, Pironti Editore ci consegna, così, un’opera incalzante nello stile fluviale della sua prosa, elasticamente regolata da una punteggiatura essenziale e da un punto di vista narrativo sempre mutevole, ricco di pensose digressioni su un compromesso possibile tra caos e ordine, tra caso e necessità. Un testo che prende le mosse da una vecchia pubblicazione dell’autore, e che, pur nella sua voce assolutamente unica, può permettersi di suggerirci, volta a volta, le forme sperimentali di Gabriel Garcia Marquez, la scrittura dei nostri Giovanni Ferrara, Paolo Meldini e Vitaliano Trevisan, l’eleganza desueta del lessico di Michele Mari o, ancora, la lezione di scrittori come Italo Calvino, Primo Levi e Giorgio Celli, capaci di lanciare un difficile ponte tra letteratura e scienza.
Con la lettura di Il pittore di ex voto, Paolo Codazzi – animatore culturale fiorentino e direttore del Premio Letterario Chianti – chiama tutti a una personale sfida attraverso una scrittura personalissima e ipotattica, visionaria come le forme continuamente cangianti delle nuvole.
La trama
Fulvio, un matematico prestato all’arte della meteorologia, torna a Livorno, città dove ha trascorso gran parte della sua infanzia nel collegio per ragazzi con disagi familiari «Casa Firenze», nella frazione di Antignano. A riportarlo al suo passato è il ritrovamento di una lettera indirizzata alla madre scomparsa, proveniente dalla segreteria del Santuario di Montenero nella quale si fa riferimento a un ex-voto, lì conservato. Fulvio parte per trafugare l’opera, che ritiene appartenergli di diritto, immaginando possa riferirsi a un incidente occorsogli anni addietro. L’ascesa con la funicolare, che dalla costa porta al Santuario, è un flash-back continuo sugli anni del collegio, sull’amicizia con Thomas, dai tratti meticci, ora conducente della locale funivia, e il fragile Luca, divenuto pittore di ex-voto. Ma è pure il ricordo della passione adolescenziale per la maestra Lucia, figura che gli instilla l’amore profondo per i numeri, da Fulvio sempre colti nella loro tensione di mistica razionalità.
Riuscito il furto, Fulvio incorre in un secondo incidente che lo convincerà, di nuovo illeso, a chiudere i conti con le sue vicende, restituendo l’ex-voto al santuario; un altro viaggio, questa volta inaspettatamente risolutivo che, come nella natura delle nuvole, ricomporrà gli assetti della storia e riunirà gli stessi protagonisti attorno alle conseguenze di un perfetto congegno metonimico e di una diversa e spiazzante variabile del passato e del destino.
Paolo Codazzi è nato a Firenze, città in cui vive e lavora, operando attivamente nell’ambito culturale cittadino. È fondatore della rivista «Stazione di Posta» e del «Premio Letterario Chianti». Studioso di storia antica ed etruscologia, collabora con quotidiani e periodici. Ha già pubblicato, con Mobydick, Il cane con la cravatta (2002), Segreteria del caos (2006) e, per Tullio Pironti editore, il fortunato romanzo La farfalla asimmetrica (2014).
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