“E’ inammissibile che le imprese siano continuamente ostaggio di ladri di professione di giorno e di ubriachi violenti alla sera. Ci troviamo di fronte ogni giorno a episodi, gravi per intensità e conseguenze, che hanno come vittime imprenditori e cittadini, e che impediscono agli esercenti del centro di svolgere il loro lavoro con tranquillità”.
Il direttore di Confcommercio della provincia di Livorno Federico Pieragnoli dà voce allo sgomento dei commercianti livornesi: “Purtroppo le aggressioni, le risse, lo spaccio, l’abbandono di sporcizia sono molto più numerosi di quanto leggiamo sui giornali. Ne siamo testimoni come associazione di riferimento degli imprenditori, i quali ci riferiscono quotidianamente le disavventure con i borseggiatori, le difficoltà con gli ubriachi e i rissosi, o di come proprio davanti alla loro attività si pratichi lo spaccio e la prostituzione. Tenere la saracinesca aperta a Livorno ormai non è più difficile solo dal punto di vista economico, bensì anche da quello della sicurezza”.
Pieragnoli ci tiene a sottolineare che non avrebbe senso il coprifuoco: “ I locali aperti in centro la sera sono molto importanti per richiamare gente in città e sono molto graditi da visitatori italiani e stranieri. Proprio per questo il centro non può essere lasciato in mano alla micro-criminalità, al degrado, all’abusivismo commerciale, allo spaccio incontrollato e illegale di alcolici, agli ubriachi”.
“Vogliamo raccogliere il lamento e la protesta di tabaccai e ristoratori, baristi, farmacisti, negozianti. Non lasciamo che la micro criminalità faccia fuggire le attività commerciali dal centro” conclude Pieragnoli.
“Facciamo appello alle autorità competenti, per la costituzione urgente di un tavolo su cui prendere misure stringenti in tema di sicurezza e legalità, unire le forze per combattere i fenomeni di violenza e inciviltà, e chiediamo a ognuna di esse, secondo responsabilità e competenza, di intervenire per abbattere questi fenomeni e proteggere finalmente imprenditori e cittadini da pestaggi, rapine e degrado sociale”.
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