Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Livorno, su ordine della Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione in data odierna ad un decreto – emesso dal G.I.P. del Tribunale livornese, Dott. Fabrizio Nicoletti – finalizzato al sequestro preventivo di beni, collegato a fatti di appropriazione indebita aggravata e autoriciclaggio di capitali illeciti. Il provvedimento si inserisce nel medesimo contesto investigativo che aveva portato all’esecuzione, nel mese di maggio scorso, del primo sequestro preventivo disposto dallo stesso GIP del tribunale labronico per i reati di bancarotta fraudolenta per distrazione e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, commessi da cinque soggetti, tra loro legati da vincoli di parentela. In particolare, erano stati sottoposti a vincolo cautelativo circa 370 mila euro in denaro contante, di cui 14 mila euro rinvenuti nelle abitazioni degli indagati e circa 350 mila euro contenuti in due cassette di sicurezza, somme frutto di distrazioni per circa 200 mila euro avvenute dalle casse di due società fallite operanti nel settore delle costruzioni edilizie. Le successive investigazioni di p.g., dirette dal P.M. Dott. Massimo Mannucci, sviluppate dai militari delle Fiamme Gialle distaccati presso la Sezione di P.G. della Procura di Livorno, hanno consentito di appurare ulteriori fatti illeciti, commessi mediante l’utilizzo di altri tre soggetti giuridici (due con sede a Livorno e uno in provincia di Pisa), sempre operanti nel settore immobiliare e dell’edilizia, con il coinvolgimento a vario titolo di otto persone residenti a Livorno (A.S., L.S., P.S., C.B., G.P., L.C., L.Z. e A.M.), quattro delle quali già indagate nella prima fase delle indagini. Più in dettaglio, tra il 2014 e il 2015, A.S e L.Z., rispettivamente amministratore e socio di una delle predette società livornesi, facevano fuoriuscire circa 140.000 euro dalle casse societarie al solo fine di acquistare all’asta giudiziaria promossa dal Tribunale di Livorno un appartamento che, una volta intestato a L.Z., veniva rivenduto a terzi al prezzo di 195.000 euro, con versamento, nel mese di dicembre 2015, del relativo corrispettivo su un conto corrente della stessa L.Z., appropriandosi così di somme di denaro della società. Parte di tale somma, circa 87mila euro, veniva utilizzata dagli stessi due indagati per compiere operazioni economiche e speculative di autoriciclaggio, in quanto, nel mese di novembre 2016, veniva emesso un assegno per l’acquisto, nell’ambito di altra procedura esecutiva pendente sempre presso il Tribunale labronico, di un’ulteriore unità immobiliare ubicata a Livorno, subito messa in vendita sul mercato al prezzo di 165.000 euro. Ulteriori condotte appropriative, pari ad euro 78.000, sono state commesse, in concorso tra loro e a vario titolo, dagli otto indagati (quali amministratori di fatto, di diritto o soci delle tre società, ovvero quali intestatari di conti correnti), utilizzando fittizie causali, tra cui “rimborso finanziamento soci” o “compravendita non andata a buon fine”, solo per giustificare somme di denaro da distrarre dalle società e utilizzare per scopi estranei all’attività di impresa. In ragione di ciò, il GIP ha disposto, in connessione alla condotta di autoriciclaggio, il sequestro preventivo dell’unità immobiliare acquisita all’asta, in quanto prodotto o profitto del reato (valore pari a 165 mila euro), oltre ad un ulteriore garage e quote sociali per un valore di 30 mila euro. E’ sempre più incisiva l’attività svolta dalla Guardia di Finanza nell’intero territorio livornese tesa a reprimere, in maniera incisiva e trasversale, i contesti criminali di maggiore gravità, attraverso una sistematica aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati con i profitti dei reati economico – finanziari, d’intesa con il Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale di Livorno.
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