Il Ministero dell’Ambiente, tramite l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, sta seguendo da vicino gli accertamenti in corso su eventuali forme d’inquinamento conseguenti all’alluvione dell’11 settembre scorso a Livorno.
Nello specifico, la stessa Eni spa ha subito comunicato al Mattm, che il proprio stabilimento si era allagato presso il confine sud della raffineria e che vi era stata una fuoriuscita di acqua e idrocarburi presenti nelle fogne, materiale tracimato e finito nel Fosso del Capannone. Il Ministero, mentre i controlli da parte dei tecnici dell’Arpat sono in corso, ha così richiesto l’intervento anche dell’Ispra. A comunicarlo l’onorevole Silvia Velo, sottosegretario di Stato del Ministero dell’Ambiente.
L’interessamento degli esperti dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale è volto a valutare l’idoneità delle misure di prevenzione e messa in sicurezza adottate immediatamente dall’Eni a Livorno. All’Ispra il Ministero ha quindi chiesto di svolgere degli accertamenti tecnici, compiendo anche un sopralluogo, di acquisire gli stessi dati raccolti dall’Arpat e di presentare una relazione con una stima sia sugli eventuali danni subiti dall’ambiente che sulle misure di riparazione, indicando i costi stimati.
Per quanto riguarda infine i pesci morti nei corsi d’acqua della zona, al momento non risulta che il fenomeno sia legato a sversamenti di idrocarburi e l’ipotesi, formulata dalla stessa Arpat, è quella che la causa sia l’anossia, ovvero l’abbassamento del livello d’ossigeno in quelle acque.
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