I cittadini livornesi acquisiscono nuovi poteri democratici: i referendum propositivi e abrogativi entrano infatti nello Statuto del Comune dopo l’approvazione unanime nell’ultima seduta del Consiglio Comunale, seguita dagli applausi dei consiglieri e della giunta. I cittadini potranno quindi sottoporre una proposta al Consiglio, oppure abrogare un atto approvato da quest’ultimo o dalla Giunta, passando da una consultazione popolare che nel caso del referendum propositivo sarà ritenuta valida a prescindere dal numero dei votanti (opzione “no quorum”). Le modifiche statutarie approvate dal Consiglio comunale presentano forti innovazioni anche sul referendum consultivo, istituto già presente nello Statuto: non sarà più previsto alcun quorum per l’efficacia del voto e l’indizione avverrà anche su proposta della Giunta, dopo il voto favorevole dei due terzi dei consiglieri comunali. “Con questo voto consiliare sono stati ampliati i diritti dei livornesi, perseguendo la strada della democrazia diretta. La cittadinanza potrà migliorare la qualità della sua partecipazione democratica e questo passerà anche dalla fine della mannaia inaccettabile del quorum che in passato ha generato situazioni indigeste, come il referendum del 2013 sull’ospedale. Se Livorno avesse avuto allora uno Statuto come quello che abbiamo approvato ora, la precedente amministrazione avrebbe dovuto incassare il voto contrario popolare espresso in quella consultazione dal 74% dei votanti” così Stella Sorgente, vicesindaca di Livorno, a commento. “È stata una giornata di grande soddisfazione ed orgoglio. Abbiamo approvato un atto importantissimo previsto dalle nostre linee di mandato, sul quale stiamo lavorando da anni con gli uffici comunali e con i consiglieri – sottolinea Sorgente -. Il fatto che questa delibera sia stata proposta da un consigliere di maggioranza e da uno di opposizione ed approvata all’unanimità dal Consiglio comunale è motivo di ulteriore orgoglio, nonché di stima e riconoscenza nei confronti dei consiglieri comunali: quelli che hanno firmato e presentato la proposta in accordo con me e quelli che hanno contribuito in modo propositivo al dibattito, aggiungendo ulteriori importanti migliorie condivise da tutti”. “Nel dibattito in aula alcuni consiglieri di opposizione hanno dichiarato di aver modificato la loro idea iniziale attraverso il percorso fatto, un elemento questo che conferma un cambiamento culturale importante avvenuto grazie ad un dibattito democratico che è andato ben oltre le appartenenze partitiche e gli schemi preconcetti – conclude la vicesindaca -. E’ stato un percorso davvero qualificante e uno dei momenti più positivi di questo mandato amministrativo. Ringrazio di cuore gli uffici che hanno lavorato con dedizione sulla proposta politica e, ancora una volta, i consiglieri che hanno contribuito a questo risultato per la città”.
NO QUORUM I referendum propositivi e consultivi non avranno quorum, pertanto a prescindere dall’affluenza dei votanti determineranno una risposta positiva o negativa rispetto al quesito che sarà vincolante per l’amministrazione comunale. In caso di referendum abrogativo il nuovo Statuto prevede invece un quorum inversamente proporzionale alle firme raccolte: da 4 mila a 5 mila servirà il 40% dei votanti alle ultime elezioni comunali per validare la consultazione, il 30% da 5.001 a 6000 firme, il 20% da 6.001 a 9000, fino alla riproposizione dell’opzione no quorum oltre le 9mila sottoscrizioni raccolte.
RISULTATO VINCOLANTE Il risultato del referendum consultivo, che potrebbe essere attivato ad esempio per le maggiori e più importanti opere che coinvolgono il territorio cittadino, vincolerà l’amministrazione sulla scelta fino alla fine del mandato, salvo ragioni straordinarie di superiore interesse pubblico. L’approvazione della proposta approvata tramite referendum propositivo dovrà invece essere posta all’ordine del giorno del Consiglio Comunale o della Giunta entro 60 giorni dalla votazione e la proposta rimarrà inserita all’ordine del giorno fino a che il Consiglio comunale non deliberi in merito. Questo perché, su indicazioni degli uffici, la norma non consente di “obbligare” un Consiglio comunale ad attuare immediatamente un indirizzo referendario di questo tipo, ma il Consiglio comunale livornese ha deciso di costringere la politica a prendersi la responsabilità dell’attuazione dell’indirizzo referendario e di limitare il più possibile il verificarsi di ritardi e procrastinazioni delle scelte da effettuare in merito. L’eventuale abrogazione determinata tramite referendum avrà invece effetto dal giorno successivo alla consultazione popolare.
I PROMOTORI UNDER 16 Per istituire un referendum propositivo e abrogativo servirà un comitato promotore costituito con atto pubblico o scrittura privata autenticata, composto di almeno 50 cittadini iscritti alle liste elettorali del Comune. Dopo la verifica del Collegio di Garanzia sul quesito, che dovrà essere “breve, chiaro e d’interpretazione univoca”, il Comitato dovrà trovare le 4mila firme indicate in precedenza, con la differenza che, in caso di referendum propositivo, potranno garantirle anche residenti livornesi di 16 anni d’età.
CHI PUÒ VOTARE Tutti i cittadini livornesi con almeno 16 anni di età potranno partecipare al voto referendario propositivo e consultivo, mentre l’opzione abrogativa resterà riservata ai maggiorenni.
UNA SOLA CONSULTAZIONE L’ANNO Ogni anno si potrà tenere una sola consultazione referendaria comunale, con un massimo di tre quesiti ospitati, e la data del voto non potrà coincidere con elezioni di qualsiasi ordine e grado o referendum nazionali. Resteranno esclusi da referendum lo Statuto, il bilancio, i provvedimenti su tributi e tariffe, gli atti di nomina o revoca dei rappresentanti comunali in enti, aziende o istituzioni e gli atti vincolati dalla normativa vigente.
Lascia un commento