E’ ancora presto per formulare un giudizio organico su questo primo tratto di gestione Salvetti, ma almeno proviamoci. Sergio, questo giugno-luglio che cosa ha portato, a parte il grande caldo.
“In tutta franchezza non lo so, ma al di là delle naturali schermaglie che abbiamo visto e registrato in un rigenerato Consiglio Comunale, non mi pare di avere rilevato grandissimi sussulti nell’opinione pubblica locale.
Paradossalmente, questo ritorno al futuro per una alleanza di “centro sinistra non ha deliziato i palati di chi è abituato ad alimentare polemiche a mezzo stampa; semmai pone alcuni interrogativi per i mesi prossimi, quando anche per Salvetti verrà il tempo di qualche scelta dirimente.
D’altra parte Salvetti interviene in uno scenario del tutto nuovo rispetto al passato, anche sotto il profilo istituzionale, oltre che politico”.
Che vuoi dire?
“Con il risultato elettorale (stabilito ormai un mese fa da quel ballottaggio molto “ideologico”) si è interrotta l’esperienza politica dei Cinque Stelle al governo della Città, ma non si è concluso, almeno tecnicamente, il ciclo amministrativo che avevano aperto.
Un ciclo fatto di indirizzi e soprattutto di impegni finanziari, che personalmente non ho mai ritenuto fallimentare.
Non è un caso che allo stato delle cose la materia del contendere sia sui soldi che “non ci sarebbero” (secondo la nuova Giunta) per fare quelle cose che invece, secondo l’ex Vicesindaca Sorgente,”ci sarebbero” eccome per mantenere lo standard della programmazione pentastellata su cultura , trasporto pubblico, ambiente e quant’altro.
Ora, si dà il caso che quel ciclo sia partito con grave ritardo, anche a causa di quel rovinoso conflitto che ad un certo punto, prima della nomina di un funzionario di alto livello come Antonio Bertelli a capo di gabinetto, aveva divaricato l’indirizzo politico dall’ amministrazione vera e propria, rallentando ogni anelito di tipo “rivoluzionario”.
Salvetti si trova oggi nelle code di buona parte di quelle scelte (servizi, opere pubbliche, concessioni edilizie e progetti cantierabili, sistema della sosta e rapporti con Tirrenica Parcheggi, gli stessi eventi culturali che sono sempre gli stessi) e non mostra di volerle resettare con il rischio di pagare penali o di vedersi revocati dei finanziamenti che magari erano già stati appostati nei bilanci.
Ma prima o poi dovrà ingranare le prime marce e far vedere se la sua sarà una impostazione solo “correttiva” o invece del tutta innovativa rispetto a quanto aveva fatto la Giunta precedente.
Il primo segnale in questo senso è stato l’intervento (deliberato dalla Giunta) sulla viabilità di Grotta delle Fate con relativa variazione di bilancio.
Lo vedremo più nitidamente, credo, nello schema di bilancio preventivo e nel vero e proprio mandato di programma del Sindaco che sarà sottoposto all’attenzione del nuovo direttore generale, un fedelissimo e un predestinato a quell’incarico”.
Ma Salvetti sarà in grado di gestire la sua autonomia più volte rivendicata dai partiti e in particolare dal turbolento Pd che lo ha designato leader?
“Molto dipenderà dalla capacità che avrà di sviluppare nel tempo le tre deleghe che si è personalmente assegnato. Una sorta di polizza assicurativa per il suo mandato. In caso contrario le turbolenze e i tentativi di condizionamento non si conteranno. Ma elenchiamo gli obiettivi:
Protezione Civile, per quel Piano Comunale che si è altrimenti perso negli scorsi anni nei meandri del conflitto nogariniano tra politica e amministrazione;
Sanità, per un Piano Ospedaliero che non sia solo l’ennesima ed invasiva ristrutturazione del comparto di Viale Alfieri fatta con la “bulla” dell’eterno pontefice territoriale Enrico Rossi: e infine sport, che non significa “passerella mediatica” con i “campioni”, ma restituzione alla città di un’impiantistica degna di questo nome”.
E sui temi economici, che farà il Sindaco?
“Questa è una pagina tutta da scrivere sulla quale si misurerà la sua capacità di lettura dei processi che si scaricheranno sul nostro territorio, dal Porto alle aree industriali.
Giusto fare diga contro le crisi delle commesse industriali, ma occhio anche agli speculatori che spesso si sono affacciati sul nostro territorio con idee balzane, buona stampa e zero capitali, lasciando gli operai drammaticamente soli di fronte al proprio destino.
Serve anche una strategia di uscita dalla crisi, e qui effettivamente bisognerebbe iniziare a spezzare quella sorta di asincronia che ha sempre impedito alla ricerca tecnologica di andare di pari passo col sistema produttivo e viceversa.
Siamo da questo punto di vista all’anno zero, ma occorre iniziare a muoversi per non rischiare di dire un giorno non poi così lontano che l’operazione è perfettamente riuscita (si veda la molto reclamizzata espansione del Porto), ma il paziente è morto”.
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