di Sandro Lulli >>> Livorno Vivo: e non è, per amor del cielo, un partito. Semmai una fede, quella amaranto, alla quale un genovese (Agazzi) e un bergamasco (Marras) danno una bella lucidata, una bella rinvigorita. E ce n’era davvero tanto bisogno dopo tre partite e altrettante false partenze e altrettante polemiche, e altrettanti tentativi destabilizzanti che come sempre destabilizzano gli incauti destabilizzanti, sempre più frustrati. E guarda un po’ il Livorno contro il Pordenone, fa gioco, diverte, soffre anche ma poi zittisce i detrattori, e mette anche sul palcoscenico un bel po’ del suo potenziale, non tutto – perché nel retrobottega sono custoditi altri gioielli in fase di messa appunto Viviani e Luca Rizzo e lo stesso Stoian – ma intanto bastano Marras, Agazzi, Marsura, Morganella; basta il golden boy tuttofare Del Prato, uno che si farà spazio o a centrocampo o in difesa. E basta il ragno cecoslovacco Zima: il portiere è il custode attento e inflessibile di una vittoria che non doveva e non poteva sfuggire, non fosse altro perché questo Livorno ha avuto veramente una personalità e una spina dorsale da squadra di categoria che niente aveva a che vedere con l’ultimo posto.
MOSSA SPINELLI. E guardate, anche gli influssi benefici di Aldo Spinelli si sono fatti sentire: la visita al Centro Coni in settimana ha avuto i suoi effetti positivi. Sciù Aldo è arrivato per portare fiducia e serenità, per motivare ma non per mettere pressione. Il gruppo ha apprezzato e lo ha seguito. E così è arrivata anche la prima delle tre vittorie che ha chiesto nelle prossime 12 partite (sommate a tre pareggi), per prendere a viaggiare con un punto a gara in attesa di recuperare tutti i giocatori che ancora sono un po’ indietro nella condizione fisica o frenati a piccoli problemi fisici in fase di guarigione. Anche Mazzeo è un po’ indietro: va aspettato, senza prenderlo a bersaglio. Si alternerà con un Raicevic generoso che sa diventare incontenibile e anche con Braken, l’olandese volante arrivato a Livorno per fare parlare di sé nel calcio italiano.
BREDA LUCIDO. Ognuno avrà lo spazio che merita in rapporto a ciò che può dare perché Roberto Breda è bravo anche in questo: scegliere senza umiliare, promuovere senza creare attriti. Sa parlare, il tecnico, sa spiegarsi, sa dare valore alle parole, ha sensibilità e rispetto per il lavoro altrui, dunque mi piace anche per la sua signorilità e qualche “fenomeno” della stampa dovrebbe aumentare la considerazione nel tecnico trevigiano invece di approfittarsi della sua capacità di tenere bassi i toni. Comunque già dopo la seconda sconfitta è vergognoso chiedergli se si sentiva in discussione: questo vuol dire fare solo il male della squadra. Poi ognuno ragioni come vuole.
LA STORIA. E così abbiamo ritrovato il Pordenone dopo 61 anni: io lo vidi quel 5-0 degli amaranto (tripletta di Gratton, con Balleri e Compagno). Ero in curva nord con mio padre. Avevo 5 anni. Quello fu il campionato della rissa a Pisa: vincevamo 2-0, pioveva ma allagarono il campo. Pisetta stese con un pugno l’allenatore nerazzurro Mannocci che prendeva anche per i fondelli con un entusiasmo fuori luogo e scoppiò il finimondo. Si misero in moto anche il portiere Bertocchi, Balleri, Lessi, De Petrillo etc. Fuori dallo stadio altre botte tra i tifosi. Ma io all’Arena non c’ero: mio padre Carlo mi lasciò a casa per precauzione (vide giusto) e siccome piangevo mi compensò con 100 lire. La partita poi venne ripetuta: finì 1-1. Il Livorno, appunto campionato 1958-59, terminò buon quinto a quota 46 dietro a Mantova, Siena, Biellese. Chissà che dietro queste storie che si ripetono il Livorno di Breda non imiti quello di Fiorentini. Per la cronaca quell’anno il Pisa finì decimo. L’anno successivo sfiorammo la B, anzi perdemmo la promozione per un’altra partita sospesa e fatta ripetere, a Rimini. Ma questa è un’altra storia…
C’E’ IL GRUPPO. Ora godiamoci quello che a me pare l’inizio di un qualcosa di intrigante: è vero martedì c’è Cosenza, poi domenica viene la corazzata Salernitana. Ma il ds Elio Signorelli ha dato a Breda tutti i cambi necessari affinché possa scendere sempre in campo una squadra in tiro che non si snaturi. E da ieri, sabato 21 settembre, all’Armando Picchi è andato in scena il primo atto di un romanzo appassionante. Il Livorno c’è, è vivo. Se la può giocare con tutti. Dai, crediamoci.
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