Come nelle migliori telenovele nella società amaranto ogni giorno o quasi c’è un colpo di scena che minaccia di stravolgere tutto, anche quello che si dava per acquisito. E’ di ieri infatti la notizia della destituzione dell’esecutivo di Cerea Banca ed in particolare del prof. Mastena le cui avventure “fuori porta” non sono state apprezzate. Cerea Banca è originaria di un paesino del veronese dallo stesso nome che, come hanno fatto molte banche locali, per sopravvivere si è espansa raggiungendo anche altri territori oltre il veronese (d‘altronde anche a Livorno si è vista la Cassa Risparmi di Parma, per dirne una). Ma una cosa è espandersi in un altro territorio con la presenza fisica di una filiale, altro è sovvenzionare avventure in altri lidi (Carpi provincia di Modena e Livorno) da cui non è chiaro cosa si possa ricavare. All’inizio il presenzialismo del prof. Mastena con comparsate televisive potrebbe anche aver fatto piacere a qualcuno, ma poi magari si sono guardati i riscontri economici e l’operazione Livorno (perché nel frattempo quella di Carpi era già finita) è stata bocciata. Ecco forse il motivo per cui la fideiussione amaranto da lì non è partita. Le conseguenze dell’estromissione di Mastena & c. però sono notevoli: innanzitutto quei soci che sono ancora nel Livorno dovranno comunque restituire quanto la banca ha prestato loro, ma adesso che è in vista una ricapitalizzazione cosa faranno? O mettono loro il dovuto, consapevoli che dovranno poi essere loro stessi a far fronte ai futuri impegni economici senza l’appoggio della banca o saranno destinati a scomparire dall’organigramma societario del Livorno, finendo così per dover restituire quanto la banca ha loro prestato per l’acquisto delle quote senza avere alcun guadagno, solo rimessa. La cosa riguarda in particolare Aimo, vicepresidente e rappresentante legale amaranto, il quale ha fatto parte della ‘compagine’ Cerea dall’inizio e che si dice abbia solo un asilo come sua ‘azienda’. Ferretti e poi Navarra sono stati aggiunti in seguito e parrebbero avere le spalle solide per affrontare la ricapitalizzazione, sempre se lo vorranno fare. C’è però un problema: il gruppo Carrano ha la maggioranza relativa insieme ad Aimo, da cui potrebbe acquistare le quote e diventare così maggioranza assoluta, anche se in teoria potrebbero fare lo stesso Navarra e Ferretti. Il primo aveva già avuto l’occasione al momento del passaggio di quote tra la Sicrea (l’unica che è uscita bene dall’intera operazione, a parte Spinelli) ed il gruppo Carrano e non ha esercitato l’opzione, ma adesso che Cerea Banca è uscita di scena potrebbe forse cambiare idea e se ciò avvenisse ci sarebbe una nuova rivoluzione in casa amaranto col probabile addio di Rubino, Agostinelli Verdolini ecc. Ma forse è proprio l’assunzione di costoro (che non sappiamo quale ingaggio abbiano e quale durata il loro contratto) che farebbe da deterrente, perché anche se esautorati andrebbero pagati lo stesso. Si sarebbe dunque trattato di un’astuta mossa del Gruppo Carrano per zavorrare la gestione amaranto e scoraggiare azioni altrui di compravendita di quote. E’ difficile prevedere cosa avverrà nell’Assemblea dei Soci venerdì 6 novembre, certo se vedremo farsi da parte i Lamanna boys (Gherlone etc.) allora sarà chiaro che tra il Gruppo Carrano e Cerea non c’è mai stato alcun accordo preventivo, con buona pace dei complottisti; di una cosa però si può essere sicuri, non mancheranno i colpi di scena.
-continua
Lascia un commento