Gli armatori, in questi ultimi anni, direttamente o indirettamente gestiscono gran parte del porto di Livorno, con il loro personale di bordo, possono venire a crearsi situazioni in cui i ruoli, dettati dalla regolamentazione del lavoro a banchina, vanno a sconfinare, sovrapponendosi a compiti che solo i lavoratori portuali sono tenuti a svolgere. Lo scorso novembre, all’interno dell’Eurocargo Patrasso della società Grimaldi, alcuni marittimi furono immortalati mentre rizzavano alcune auto. Scattò subito la denuncia da parte di alcuni lavoratori di Alp e delegati sindacali di Usb, oggi più che mai intenzionati a rivendicare il loro ruolo: “E’ Ormai è sotto gli occhi di tutti – si legge nella nota inviata da Usb sez. porto – il tentativo sempre più frequente, da parte degli armatori, di utilizzare personale proprio per svolgere alcune operazioni portuali che dovrebbero essere in realtà svolte da lavoratori dello scalo di appartenenza. Un modo per risparmiare ancora di più e aumentare i propri profitti. Molto spesso questa pratica viene di fatto ‘tollerata’ dalle varie istituzioni ma per fortuna non in questo caso.
Da quel giorno i controlli sono aumentati ma sembrerebbe che la risposta sia di Grimaldi sia della Sintermar non si sia fatta attendere.
In alcune riunioni pare sia stato contestato il ruolo dei lavoratori per quanto riguarda l’attività di monitoraggio e denuncia direttamente agli ispettori dell’autorità portuale. Forse vorrebbero che la procedura da avviare in questi casi preveda tutta una serie di passaggi che, come tutti sanno bene, servono solo a rallentare l’intervento e permettere di completare il lavoro senza intoppi.
La battaglia contro l’autoproduzione non può essere svolta solo con sporadici proclami nazionali o con scioperi spesso di facciata. Va combattuta quotidianamente costringendo le istituzioni ad intervenire.
Contemporaneamente bisogna proseguire nell’opera di sensibilizzazione direttamente con i lavoratori e le lavoratrici portuali. Se dovesse passare questo meccanismo – conclude la nota – si produrrebbe l’ennesimo passo indietro dal punto di vista del lavoro e delle tutele. Una cosa che non possiamo permettere”.
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