“Al tempo che fu emessa l’ordinanza di sgombero (18 luglio 2019), le persone ancora presenti alla Cigna erano 110 e l’amministrazione chiese un anno di tempo – esordisce la nota a firma di Leonardo Apolloni (M5s) – Il 17 dicembre 2019 sulla stampa locale mi rivolsi All’amministrazione e a Casalp dicendo: ‘Parlare per prendere tempo può anche funzionare per alcune cose, ma per questa partita potrebbe non andare bene proprio fino in fondo’.
Questa mia considerazione era dettata dal fatto che il 13 dicembre, 5 mesi dopo l’ordinanza di sgombero, le persone alla Cigna erano ancora le stesse 110 e l’Amministrazione chiedeva ancora lo stesso anno di tempo. Insomma, ma da quando doveva cominciare l’anno, da luglio o da dicembre?
Adesso anche questo secondo ‘ultimo anno’ è passato e la proprietà può rivendicare che il tempo richiesto è stato concesso, ma i nuclei ancora presenti sono sempre 27. Nuclei, non persone. Quindi se la proprietà non si rimette a far finta di credere alle promesse dell’Amministrazione è un problema.
Dico subito che la richiesta di Asia-Usb e dell’Unione inquilini di utilizzare alcuni alloggi dell’Inps sarebbe ideologicamente sacrosanta e spero che venga perseguita – prosegue la nota – Ma non sono sicuro se ci siano i tempi per farlo.
Poi c’è il gioco delle parti tra chi definisce la soluzione dei dormitori e della coabitazione una soluzione vergognosa e Raspanti che purtroppo la definisce testualmente ‘Una soluzione senza precedenti’. Dico purtroppo perché se ci si mette anche lui a fare come Salvetti, è un bel problema per la città.
E’ fuori di dubbio che mettere a disposizione i 300.000 euro di Investire Sgr e San Teodoro, della Misericordia e della Caritas per l’emergenza abitativa, sia una soluzione che tra l’altro rafforza anche degli enti caritativi. Quindi vincono tutti, meno le persone oggetto di questo accordo che diciamo ‘pareggiano in casa’. E a dire la verità, da sempre avevano dichiarato di non accettare certi tipi di soluzione.
Però pensandoci … 300.000 euro per 27 nuclei sono oltre 11.000 euro a nucleo. Ecco, le persone della Cigna rivendicano una soluzione che non li faccia sentire ancora diversi. Siamo sicuri che un affitto sul mercato privato, garantito, pagato e se necessario stipulato direttamente dal Comune, non possa essere una soluzione che consentirebbe a queste persone di avere tutto il tempo necessario per arrivare serenamente agli alloggi pubblici di cui hanno diritto?
E naturalmente, mano a mano che la graduatoria per le case popolari scorre e le assegnazioni vanno in porto, resterebbero più risorse per gli altri. Perciò il Comune, in caso di necessità, potrebbe andare avanti perlomeno altri due ma anche tre anni con queste risorse e assegnare a tutti gli alloggi.
Magari per i piccoli proprietari (ci vorrebbe un bando ad hoc focalizzato su questi) non sarebbe male avere la garanzia del pagamento da parte del Comune e del fatto che comunque avrebbero inquilini che hanno già un’altra casa che li aspetta.
E’ solo un’altra tra le possibilità – conclude la nota – poi a Livorno c’è già quella ‘meglio’, naturalmente”.
Lascia un commento