Il 10 aprile di trent’anni fa, la tragedia del Moby Prince, 140 persone persero la vita nella collisione fra il traghetto e la petroliera Agip Abruzzo. I familiari delle vittime che chiedono giustizia continuano a sperare di conoscere la verità, tutt’oggi rimasta all’oscuro. Livorno come ogni anno si stringe attorno ai parenti organizzando iniziative per tenere vivo il ricordo della più grande tragedia avvenuta in città.
Quest’anno l’anniversario è stato ricordato senza la presenza di Loris Rispoli – purtroppo è ricoverato a causa di un grave malore – il quale in tutti questi anni, come presidente dell’associazione “140 Familiari delle Vittime del Moby Prince” (una delle due associazioni in prima linea per la ricerca della verità, insieme all’associazione “10 Aprile” guidata da Angelo Chessa), ha incessantemente cercato risposte sul drammatico accaduto. Risposte che la nazione deve continuare a cercare come ha dichiarato in un suo messaggio anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella:
” Il popolo italiano non può dimenticare. Come non dimentica la città di Livorno, che vide divampare il rogo a poche miglia dal porto e assistette sgomenta alla convulsa organizzazione dei soccorsi e al loro drammatico ritardo. Sulle responsabilità dell’incidente e sulle circostanze che l’hanno determinato è inderogabile ogni impegno diretto a far intera luce. L’impegno che negli anni ha distinto le associazioni dei familiari rappresenta un valore civico e concorre a perseguire un bene comune”.
La giornata del trentennale, a Livorno è stata scandita da tanti momenti, ognuno con un profondo significato simbolico.
La mattina si è aperta con la consegna a Palazzo Comunale delle pergamene di ringraziamento ai due ormeggiatori Valter Mattei e Mauro Valli che salvarono l’unico superstite della sciagura, Alessio Bertrand.
Quindi in Fortezza Nuova è stata deposta una corona al monumento delle vittime Koningin Juliana” realizzato alcuni anni fa dall’artista Federico Cavallini: un cubo in ferro da imbarcazione battuto simbolicamente sui lati con strumenti da demolizione. L’effetto creato è quello pugni battuti dall’interno della nave. I “bozzi” sono 140 così come le vittime della tragedia e come le piantine bianche dell’attigua aiuola, il “giardino della memoria” del Moby Prince. A seguire un momento musicale a cura di EstrOrchestra e della Corale Rodolfo del Corona .
La Messa in cattedrale officiata dal Vescovo di Livorno Monsignor Simone Giusti ha chiuso la prima parte delle celebrazioni.
Quindi nel primo pomeriggio l’intervento del sindaco di Livorno alla presenza delle autorità cittadine e del presidente della Regione Eugenio Giani.
In Sala del Consiglio è stata anche consegnata un’opera dell’artista Francesco Vieri, destinata a perpetuare il ricordo della tragedia attraverso incontri nelle scuole: un modellino di traghetto ricoperto da articoli di giornale che raccontano l’accaduto.
Quindi il corteo fino all’Andana degli Anelli per la deposizione del cuscino di rose donato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e della corona di alloro alla lapide che riporta i nomi delle 140 vittime del tragedia del 10 aprile 1991. Nomi letti in uno dei momenti più toccanti della giornata da persone che rappresentano la città dal punto di vista istituzionale, culturale, spettacolare, associativo e del volontariato, giornalistico, studentesco, sportivo, oltre ad un gruppo di familiari delle vittime.
(La lettura è a cura dell’Associazione Effetto Collaterale e Documenta 30).
Dopo la lettura lancio di 30 rose rosse in mare, in ricordo degli anni trascorsi da una delle più profonde ferite subite da Livorno.
Infine al Teatro Goldoni la consegna della Livornina d’oro, la massima onorificenza cittadina al vicepresidente dell’Associazione “140 Familiari delle Vittime del Moby Prince” Nicola Rosetti.
La giornata si è chiusa con il concerto per solisti coro e orchestra “Requiem KV626” di W.A.Mozart in ricordo della tragedia del Moby Prince. Organizzato dal Comune di Livorno in collaborazione con la Fondazione Teatro Goldoni ha visto protagonista l’Orchestra del Teatro Goldoni, alla sua prima uscita pubblica.
Tanti appuntamenti, un unico fine, come ha detto il sindaco Luca Salvetti: “Un modo per dire ad alta voce e con passaggi estremamente significativi che tutti noi non abbiamo intenzione di dimenticare né ora né mai.
Mons. Paolo Razzauti come in ogni ricorrenza ha voluto essere vicino alle persone che soffrono per questo drammatico evento, queste le sue parole:
“10 aprile 1991….nella tarda serata chiamo mons. Ablondi raccontando ciò che sta accadendo. Mi dice una cosa sola: vai al porto e vedi ciò che è successo. Vado ed al mio racconto mi chiede di restare con la gente. Rimasi sulle banchine tre giorni e tre notti, senza tornare a casa. Ero con tanti volontari, ero con tante famiglie che stavano soffrendo. Nella giornata mi raggiunse mons. Ablondi arrivò il presidente Cossiga, ed io restai lì ad accompagnare i familiari a ciò che restava dei loro parenti. Da allora ho conosciuto Loris e tanti altri, da allora ci sono sempre stato ed ho presieduto diverse celebrazioni in Duomo. Oggi ci sono e ci sarò ancora a ricordare i defunti ad essere vicino a Loris ed a tutti i familiari ed a chiedere giustizia. IO SONO 141!!!!!”
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