E’ ormai certo che il Livorno non disputerà la serie C, come è appurato che la società Livorno calcio è stata messa in liquidazione, con un organico di 8 dipendenti a libro paga, e con debiti contabilizzati che ammontano a circa 3 milioni di euro.
Quale imprenditore o holding andrebbe a metter soldi in questa situazione societaria, quando tra pochi giorni potrebbe rilevare il titolo sportivo con poche migliaia di euro e ripartire da una società senza debiti, senza dipendenti e probabilmente dalla stessa categoria in cui militerebbe oggi qualora si iscrivesse.
I vari imprenditori che si sono affacciati alla società in questi ultimi mesi, sono spariti o sono “alla finestra”, pronti a fare il loro passo quando la società sarà nelle mani di un curatore?
Non prendiamoci in giro, sono solo titoli le frasi che annunciano trattative in corso per rilevare la società attuale. Chi acquisterebbe oggi una società come quella di via Indipendenza? Non ha logica.
D’altronde il fallimento tornerebbe di buon conto anche all’attuale proprietà, proseguire per un’altra stagione, comporterebbe investimenti, aumento di capitale, spese di gestione non sopportabili per una società dilettantistica. L’ultima assemblea dei soci è stata chiara nessuno intende più versare un euro.
Rimane la strada del fallimento, che non è detto che sia la via che libera il Livorno dalla famiglia Spinelli. Non è escluso che dopo un eventuale fallimento, a presentare una proposta di acquisto sia proprio una cordata guidata da uomini della famiglia Spinelli. Sarebbe una spiegazione logica alla gestione societaria del campionato scorso, una sorta di retrocessione e fallimento pilotati per azzerare debiti e costi di gestione e ripartire da una società snella e pulita.
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