di Sergio Nieri >>>> Di fronte al dilagare del Covid, il Governo Draghi/Speranza/Brunetta/Franceschini potrebbe avere esalato l’ultimo respiro. Lo ha fatto nella seduta più drammatica, nel corso della quale è stata raggiunta una unanimità di facciata, solo grazie all’allentamento di alcune misure che avrebbero riguardato i criteri di accesso ad alcuni servizi alla persona e presso gli Uffici Pubblici. In questo caso “basterà”esibire il green pass di base per potere farsi un taglio ai capelli, chiedere un estratto conto in banca o ingaggiare una lotta all’ultimo comma con il malaugurato sportellista dell’Inps, dell’Inail, del Comune o della Regione.
Quest’ultimo, però, se ha compiuto 50 anni, dovrà obbligatoriamente sottoporsi al vaccino (da subito fino al 15 Giugno) al pari di tutti i suoi coetanei lavoratori e/o disoccupati e contestualmente esibire il super green pass (che non prevede il tampone) per potere continuare a lavorare senza incorrere in una sanzione amministrativa simbolica e/o nella privazione dello stipendio dopo 5 giorni di assenza ingiustificata.(nella generalità dei casi). Una situazione che di fatto equipara i dipendenti pubblici e privati relativamente più anziani (pare dal 15 febbraio) ad altre categorie del settore pubblico già interessate dall’obbligo vaccinale.
Lo Stato dunque per la prima volta introduce un obbligo anagrafico di natura “orizzontale” senza alcuna assunzione esplicita di responsabilità. Lo scopo “non” dichiarato da Draghi è quello di “svuotare” le intensive dagli over 50 non vaccinati e perfezionare in questo modo la lotta ai non vaccinati che si ammalano. Lo scopo “dichiarato” invece è quello di dare benevolmente protezione ad essi con l’obbligo vaccinale, anche se il vaccino è sempre di meno uno scudo contro il Covid e sempre di più una condizione di contagio che i cittadini abbandonati a se stessi cercano di verificare in autonomia con i tamponi.
Da parte sua Brunetta ottiene l’aggravamento del green pass per i dipendenti pubblici, ma cede sullo smart working, una misura che invece il green pass di base avrebbe dovuto depotenziare per costringere i telelavoristi a rientrare in Ufficio. Da domani sulla grande stampa leggeremo “Effetto Super Green Pass e Boom di prenotazioni per la prima dose di vaccino”.
LE MISURE IN SINTESI
LAVORO
Dal 15 febbraio i lavoratori pubblici e privati – compresi quelli in ambito giudiziario e i magistrati – che hanno compiuto i 50 anni, dovranno esibire al lavoro il Super Green pass, che si ottiene con il vaccino o con la guarigione dal Covid.
Chi non lo farà non riceverà lo stipendio ma conserverà il posto di lavoro e sarà considerato «assente ingiustificato, senza conseguenze disciplinari e con diritto alla conservazione del rapporto di lavoro, fino alla presentazione».
L’accesso ai luoghi di lavoro senza certificato che attesti vaccino o guarigione è vietato e chi non rispetta il divieto subirà una sanzione amministrativa tra 600 e 1.500 euro.
Tutte le imprese, senza eccezione dunque sul numero complessivo di dipendenti, potranno sostituire i lavoratori sospesi perché sprovvisti di certificazione verde. La sostituzione rimane di dieci giorni rinnovabili fino al 31 marzo 2022.
Per quanto riguarda invece chi è disoccupato, il decreto non prevede per chi rifiuta il vaccino specifiche sanzioni. Sanzioni che invece scatteranno per chi – sempre over 50 – lavora e dal 15 febbraio dovrà esibire il super green pass.
SCUOLA
Con il decreto il governo modifica anche la gestione dei casi Covid a scuola. In quelle dell’infanzia, con un positivo si va in quarantena per 10 giorni mentre alle elementari, con un caso si applica la sorveglianza con test al primo e dopo cinque giorni mentre con 2 casi si resta a casa per 10 giorni. Alle medie e superiori, invece, con un caso si resta in classe (con l’autosorveglianza e l’utilizzo della Ffp2) mentre con 2 casi vanno in Dad per 10 giorni solo i non vaccinati e chi è guarito o vaccinato da più di quattro mesi senza aver fatto il booster. Con tre positivi, invece, tutta la classe è a casa per 10 giorni.
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