“Come sindacati casa – si legge in una nota a firma Patrizia Villa (Sunia-Cgil), Daria Faggi (Unione Inquilini), Geremia Merlone (Sicet), Roberto Vivaldi (Uniat), Gianfranco Barba (Asia-Usb) – ci siamo occupati più volte di “Casa Firenze”. Un immobile di proprietà comunale utilizzato fino al 2012 come centro plurifamiliare per l’emergenza abitativa e poi abbandonato al degrado fino ai giorni nostri. Una struttura considerata di pregio situata tra Ardenza ed Antignano”.
“Per parlare di questa struttura bisogna partire dal principio. La vera crisi abitativa che investì la nostra città, e anche il resto del Paese, generata dall’esplosione della bolla finanziaria nel 2008, dispiegò i suoi primi effetti materiali proprio a partire dal biennio 2011/12 per poi proseguire fino a tutto il 2014. In quegli anni si passò da un 90% di sfratti per finita locazione (sul totale delle esecuzioni) al 90% di sfratti per morosità incolpevole con un aumento degli stessi del 100% tra il 2012 al 2014. Situazione che temiamo si potrà ripetere con la crisi COVID e il termine del blocco degli sfratti. Su questo attendiamo il dispiegarsi del protocollo tra prefettura, Comune, tribunale e organizzazioni sindacali che potrebbe rappresentare un buon argine al problema”.
“Di fronte ad una crisi ampiamente annunciata la giunta del Sindaco Cosimi annunciò la chiusura della struttura di emergenza abitativa e la sua dismissione. Le deleghe sulla casa furono affidate a 3 soggetti diversi. Si dette più importanza al patrimonio che alla gestione del sociale. Il 2011 fu l’anno dell’abbandono di Casa Firenze. Tanto è stato fatto che non solo non fu messa in campo nessuna strategia per contenere il numero crescente di sfratti ma si iniziò addirittura ad inserire nel piano di alienazione strutture. In quel periodo Livorno divenne la capitale delle occupazioni di 12 strutture abbandonate. Cittadini che, una volta finiti per strada a causa dello sfratto e recatesi in Comune, non ricevevano adeguate risposte. Molto spesso furono le occupazioni abitative ad impedire la svendita ai privati o l’abbandono colpevole di strutture anche pubbliche”.
“Il pretesto utilizzato per la dismissione di casa Firenze ha dell’incredibile. Si vende quella struttura di emergenza abitativa affinchè si possano recuperare le risorse necessarie per finanziare l’emergenza abitativa. Il meccanismo successivo sarebbe stato quello di lasciare al degrado l’immobile (come così è stato) ottenendo solo l’effetto di svalutarlo. Fu quindi solo grazie alle pressioni delle OOSS degli inquilini che Casa Firenze non fu venduta”.
“Accogliamo con favore la proposta dell’attuale giunta comunale di “valorizzare” l’immobile per utilizzarlo a fini sociali ma riterremmo più utile la sua destinazione all’Erp. Ancora una volta non possiamo non contestare la scelta di consegnarlo ad un soggetto privato per quanto riguarda la gestione. Non si riesce mai ad uscire dal meccanismo dell’appalto ormai divenuto sistema. Come se di appalti non ce ne fossero già abbastanza. Non vorremmo che la scelta di destinare Casa Firenze ad un eventuale progetto di cohousing per anziani fosse dovuta ai possibili finanziamenti del Pnrr che sono stati approvati principalmente per questo tipo di piani. Su questo aspetto sono chiare le responsabilità del Governo che sostiene principalmente i soggetti privati invece di mettere in campo un vero programma di edilizia residenziale pubblica”.
“Restiamo convinti – conclude la nota – che ci possano essere delle alternative e che le stesse vadano trovate. Casa Firenze non solo deve restare pubblica ma deve essere gestita direttamente dal Comune. Livorno non ha bisogno nè di altri appalti nè di regalare soldi ai privati e nè di alimentare sfruttamento e precarietà per i lavoratori e le lavoratrici”.
Lascia un commento