Non stanno in piedi le polemiche mosse nei confronti della direzione del teatro 4 Mori per aver accettato l’esibizione, tra l’altro a titolo oneroso, del leader della Lega Matteo Salvini. Fatto grave sarebbe stato il contrario. Un teatro, un esercizio commerciale, un editore di qualsiasi media, sono tenuti ad avere come concetto base il principio della democrazia e della libera espressione di pensiero.
Un diniego alla partecipazione, oltretutto in clima elettorale, avrebbe sicuramente sprigionato un polverone che avrebbe portato solo vantaggi alla parte politica del leader della Lega, e non certo messo in buona luce gli eredi di Italo Piccini, sostenitore della libertà di espressione a tutto tondo. “Non è con la censura che si contrastano le ideologie avverse – avrebbe detto il console della Compagnia Portuale – ma con il dialogo e il confronto”.
Senza considerare il fatto che dall’11 aprile vige il regime della par condition: le emittenti televisive e radiofoniche, che svolgono attività molto vicine a quella del teatro e dello spettacolo, sono tenute per legge (la n. 28 del 2000) a dare spazio senza discriminazione ideologica ad ogni espressione politica. L’ottemperanza a questi principi, non dovrebbe venir meno a livello deontologico da chi gestisce attività similari.
Oltretutto l’appuntamento in questione era passato sotto tono, la divulgazione non era stata poi così diffusa dai media locali, invece, con tutto il clamore che si è creato attorno, l’evento è stato pubblicizzato come meglio Salvini e la Lega non si potessero aspettare, sicuramente un autogol per quelli che hanno contestato la scelta.
da redazione
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