di Sandro Lulli >>> So bene che il raffronto non calza proprio a pennello, tuttavia se penso alla partita a Pistoia, che riveste un’importanza vitale (non fosse altro per rimettere a cuccia gli inseguitori, ma anche i gufi caserecci), mi viene in mente una situazione simile che vivemmo tanti anni fa, campionato 2002-03, primo anno di serie B dopo trent’anni dall’ultimo, eh sì eravamo retrocessi nel 1972…
Dunque allora cosa accadde; accadde che dopo un avvio altalenante iniziammo a perdere. Andammo a gambe levate a Salerno, poi a Palermo e quindi in casa con la Ternana: insomma tre ko consecutivi. Ricordo bene che sulla testa di Roberto Donadoni si addensarono cupe nubi, molti iniziarono a chiedere l’esonero, i soliti “misericordiosi” si divertirono a far circolare nomi dei possibili sostituti. Personalmente stimavo molto Donadoni, sia come tecnico che come persona. E siccome dopo la sconfitta con gli umbri ci toccava la trasferta a Napoli (allora allenato da Colomba che poi sarebbe venuto in amaranto) ricordo che scrissi un fondo, sul Tirreno, in controtendenza rispetto agli altri, come mi sentirei, e come mi sento, di fare adesso per Andrea Sottil, che più o meno ha l’età dell’allora Mister-dribling. In comune tra i due ottima preparazione di base, capacità di legare con la squadra e difenderla all’esterno, massima disponibilità e impegno.
Dunque, quasi sedici anni fa, alla vigilia della trasferta in Campania mi schierai apertamente con Donadoni e con la squadra e devo dire che in quei giorni anche Aldo Spinelli era rimasto sereno, perché anche lui aveva immensa stima nel tecnico che tutto sommato – come Sottil – allenava per la prima volta una squadra di blasone con una tifoseria viva e vivace e appassionata, nonché numerosa.
E cosa successe il 19 novembre del 2002, ottava giornata di campionato? Che vincemmo. Ci bastò un rigore di Protti al 13’ per scongiurare la crisi e rimetterci in marcia. Chiaro che quel Livorno doveva salvarsi: arrivò decimo, senza palpitazioni. Era il Livorno che aveva come portieri Amelia e Aldegani, poi Balleri, Melara, Doga, Vanigli, Mezzanotti, Fanucci, Ruotolo, Ciaramitaro, Piovani, Cannarsa, Bortolazzi, Saverino, Enynnaya, Biliotti, Danilevicius e Protti. Una bella rosa.
A Napoli però Donadoni – che solitamente praticava il 4-4-2 – cambiò difesa, lasciò davanti solo Protti, infoltì il centrocampo con Saverino a fluttuare dietro Igor.
E sono sicuro che a Pistoia, contro una squadra che in casa ultimamente ha fatto molto bene, anche Andrea Sottil cambierà qualcosa, perché veniamo dall’opaca prova di Lucca, poi dall’imprevedibile sconfitta con l’Alessandria dove i due centrali difensivi, ma in modo particolare Gasbarro, sono stati sottotono come del resto anche i due esterni Doumbia e Valiani, che in questa circostanza sarà l’ex di turno e quindi certamente darà qualcosa in più, perché l’orgoglio stimola sempre, anche se lui certo non ne ha bisogno.
L’inserimento della punta neo arrivata Jacopo Manconi a supporto di Vantaggiato, e quello possibile del difensore Gabriele Perico pure lui fresco di acquisto e un altro paio di avvicendamenti potrebbero dare al Livorno un volto diverso al cospetto degli arancioni.
Ma la differenza la farà l’orgoglio e la consapevolezza della necessità di sfruttare a pieno tutte le potenzialità. Un briciolo in più di cattiveria agonistica, un briciolo in più di attenzione e i possibili fantasmi saranno scacciati. Come fece “quel” Livorno di Donadoni a Napoli, tanti anni fa. Allora eravamo appena tornati in B e volevamo restarci. Adesso in B vogliamo tornarci per riaprire il sipario sul futuro. E la squadra ha mezzi e potenzialità con una società davvero forte alle spalle.
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