« Il grave incidente di questa mattina in Lombardia impone una riflessione alla politica ed alle Istituzioni – commenta Pierpaolo Pasquini, presidente Cia Livorno – In Toscana sono presenti il 30 per cento dei cinghiali presenti in Italia. Oltre ad esporre i cittadini a gravi rischi, i danni causati da ungulati sul territorio provinciale, a cui si sono aggiunti quelli di altre specie faunistiche come corvidi e storni hanno condizionato pesantemente l’economia agricola dell’anno che si è chiuso. Se non bastassero gli effetti negativi di una crisi che ha visto il settore agricolo ancora in sofferenza i danni dalla fauna selvatica hanno flagellato i raccolti e messo a dura prova la pazienza degli agricoltori.
Il grave incidente mortale di questa mattina sull’Autosole fra Lodi e Casalpusterlengo causato dal passaggio di un branco di cinghiali, deve una volta di più far aprire gli occhi alle istituzioni e al mondo della politica. L’allarme lanciato a più riprese da CIA Livorno, va prontamente raccolto, perché il problema della densità degli ungulati sul territorio va oltre gli aspetti dei danni alle colture agricole e si pone come una seria minaccia all’ecosistema naturale, oltre ad esporre i cittadini ad elevati rischi nella circolazione stradale in prossimità di talune aree.
Con una Legge nazionale basata sul principio, ormai anacronistico, della conservazione e dell’incremento delle specie – sostiene Pasquini – ogni tentativo di riportare sotto controllo la situazione, si scontra con lo strapotere dell’ISPRA, con i ricorsi alla magistratura, con un contenzioso infinito. Un cambiamento della Legge 157/92, non può più essere rinviato. L’atteggiamento di totale indecisione della politica è letteralmente vergognoso – sottolinea il presidente della Cia Livorno, nel commentare l’incidente di questa mattina sull’A1 provocato dal transito di un branco di cinghiali, che ha portato al decesso di una persona e al ferimento di altre 10 persone, fra cui cinque minorenni”
Il cinghiale è la specie che causa la maggioranza dei problemi relativi ai danni agricoli ed ai sinistri stradali in Toscana. Relativamente a questa specie, attraverso l’attuazione della L.R. 10/16, sono state incrementate le possibilità di prelievo soprattutto nelle aree maggiormente problematiche per l’agricoltura, incluse entro le aree non vocate alla specie ai sensi della pianificazione faunistico venatoria vigente vocate. In esse difatti è stata permessa la caccia di selezione in tutto l’arco annuale.
Tale metodologia gestionale è andata a sommarsi con le altre forme di prelievo preesistenti: caccia in girata e in forma singola e controllo attuato ai sensi dell’art. 37 della L.R. 3/94. Gli ungulati selvatici della Toscana sono rappresentati da cinque specie: capriolo, cervo, daino, cinghiale e muflone. Tutte le popolazioni presenti nel territorio regionale, fatta salvo il capriolo nel quadrante sud-occidentale (province di Grosseto, Siena e parte di Firenze) derivano da immissioni avvenute a partire dal 1800. Gran parte delle immissioni originarie delle popolazioni odierne sono avvenute in territori demaniali o aziende faunistiche private.
La consistenza, densità e distribuzione delle diverse specie è progressivamente aumentata nel tempo, con la sola eccezione del muflone, più soggetto delle altre specie alla predazione del lupo. Rispetto alla situazione rappresentata nella ultima pubblicazione della Banca Dati Ungulati curata da ISPRA (2012), la Toscana rappresenta la regione con le maggiori consistenze dell’Italia peninsulare, comprendendo circa 500mila capi. Nella Regione, rispetto ai dati conosciuti a livello nazionale, si stima presente, rispettivamente, il 40% dei caprioli, il 45% dei daini, il 30% dei cinghiali dell’intero Paese.
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