L’ex assessore al sociale della giunta Nogarin, Leonardo Apolloni, interviene sull’ubicazione del nuovo ospedale nell’area ex Pirelli: “Gli ospedali curano le malattie, quindi necessitano di origini certe. Ci è stato detto che il trasferimento del nuovo ospedale all’interno del Parterre sarebbe stato originato dalla necessità di gestire eventuali pandemie e nello specifico per la gestione della malattia Covid-19.
Sarebbe un’ottima origine, se solo fosse autentica. Che un nuovo Ospedale debba avere un assetto post-Covid è chiaro. Così come è chiaro, che il progetto allora condiviso tra Asl, Regione Toscana ed amministrazione 5 stelle, era un ospedale ante-Covid.
Però è ante-covid anche quello all’interno del Parterre dato che l’11 marzo l’OMS dichiarava la pandemia Covid-19, ed il 18 aprile sulle pagine del Tirreno vedevamo già spiegato il “nuovo” progetto in assetto post-Covid.
A noi è solo sembrato un progetto caro da tempo alla giunta regionale toscana ed alla Saccardi. Lo avevano già proposto ad aprile 2017, almeno per la localizzazione, ritenendo evidentemente di poter fare gli ospedali con i Parterre degli altri.
Semplifichiamo parecchio, ma non c’è gara tra i progetti 5 stelle e PD perché sono entrambi ante-covid e quindi entrambi inadeguati (almeno secondo certi parametri).
I soldi per l’ospedale dicono che sono nel bilancio regionale 21-22 (in parte provengono dallo Stato) ma se è così, non è vero che se non andiamo a “rottadicollo” si perdono. Sarà il prossimo Presidente della Regione a decidere se confermare, annullare, anticipare o posticipare questi stanziamenti. Quindi abbiamo il tempo per chiederci: dopo l’avvento della malattia Covid-19, quale sarà il tipo di assistenza sanitaria globale da offrire ai livornesi?
Non c’è solo l’ospedale. Ad esempio, a Livorno la scarsità di quote sanitarie determina indegne liste di attesa in RSA, con un forte impatto sul Pronto Soccorso e quindi sull’ospedale. Al netto degli standard da rispettare, il numero dei posti letto ospedalieri correla con la sanità territoriale e la medicina preventiva.
Ragionare in questi termini è difficile, ma dobbiamo almeno provare a farlo quando si progetta un ospedale che è “solo” uno tra altri elementi dell’assistenza sanitaria di una città.
Dire che l’ospedale va dentro il Parterre per la Covid-19 significa raccontare che, tra l’11 marzo, con lock-down attivo e i gruppi di lavoro che non potevano neanche riunirsi, e il giorno in cui il giornalista racconta il cambio di progetto sul Tirreno (quindi molto prima del 18 aprile), ci sia stato un ragionamento sistemico sull’assistenza sanitaria a Livorno modificata dalla Covid-19.
A nostro avviso, in quei giorni si è solo capito che si poteva “fare contenta la Saccardi” e mettere per ultimi la faccia, sulla prima pietra del nuovo ospedale. E così è stato fatto, ma in più di 10 anni di tagli regionali alla sanità livornese, di contentini dovrebbero averne ricevuti a sufficienza.
La realtà è che questo “nuovo” progetto, sedicente post-covid, è irrimediabilmente ante-covid nei tempi.
Quindi abbiamo ospedale e sanità territoriale da ripensare ed integrare davvero in versione post-covid, e non per finta, con qualche primario plaudente al seguito. Abbiamo una buona “scusa” per farlo, perché è vero che non avremmo più dovuto perdere tempo e che non ci sarebbero dovute più essere scuse. Ma poi è arrivata la Covid-19.
Proviamo a tenerlo questo Parterre, non è la statua di Bud Spencer, con tutto il rispetto per Bud, che è stata tolta di mezzo dall’oggi al domani. Questo è il Parco Pertini e che divenga il luogo di una lacerazione non è quello che avrebbe voluto il grande Presidente.
Dimostri il Sindaco di essere il Sindaco di tutti e non solo di quelli che gli danno ragione e intanto rimuova l’incomprensibile blocco sulla discussione della localizzazione dell’ospedale, smettendola di dire che, se si cambia la localizzazione, si perdono i finanziamenti.
Così non fa che ricordare a tutti che sono la regione e Rossi che hanno deciso di fare l’ospedale con il Parterre degli altri”.
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