Costruivano per sè ville a Montenero, con i soldi dei soci delle cooperative, lasciando quest’ultimi con la casa da finire nel complesso del borgo di Magrignano e senza opere di urbanizzazione.
Una gestione di società e cooperative collegate tra loro come scatole cinesi, attraverso le quali sono, prima fatti transitare e poi sparire, milioni di euro, anche grazie a falsi bilanci, richieste di concordato e sottrazione di documentazione fiscale.
È proprio in alcune di queste ville di pregio in via del Viperaio che all’alba di martedì 15 marzo si sono presentati gli uomini del nucleo tributario della guardia di finanza per notificare l’ordinanza di custodia cautelare ai tre imprenditori, arrestati con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati fallimentari nell’ambito dell’inchiesta ribattezzata, proprio “Ginepraio”.
Agli arresti domiciliari sono finiti Riccardo Luschi, 70 anni, «a capo dell’associazione a delinquere, proprietario al 25% della Gsi srl legale rappresentante della cooperativa Edilizia Carducci, della cooperatava Uil Casa e del consorzio cooperative edilizie Edil Casa Toscana, consigliere della RoMa srl e della coop Edil Etrusca, oltre a sindaco effettivo pro tempore della coopertaiva Edilporto e sindaco supplente della Edilizia portuale; Carlo Alessandrini, 66 anni, «co-capo dell’associazione a delinquere, nonché proprietario di un altro 25% della Gsi Srl, legale rappresentante della cooperativa Edilizia La Collina di Montenero, della Ro.ma srl e consigliere della cooperativa Edil Etrusca nonché sindaco supplente della coop Ediliza portuale; e Paolo Paoli 59 anni, «amministratore unico e contabile della Gsi srl presidente pro tempore del collegio sindacale della cooperativa Edilizia Carducci, della Edilporto e della Edilizia portuale».
Tra gli indagati ci sono altre quattro persone: Marilisa Volpe, 62 anni, Marco Alessandrini, 35 anni, rispettivamente moglie e figlio di Carlo Alessandrini, Alberto Luschi, 36enne, figlio di Riccardo e Cinzia Nardi, 59 anni, ex convivente di Roberto Tognotti, altro soggetto ai vertici dell’organizzazione, scomparso tre anni fa.
A far scattare le indagini, numerosi esposti presentati in Procura da parte di soci raggirati. Secondo gli accertamenti a cura delle Fiamme Gialle, è emerso uno stato di insolvenza, sopratutto verso banche ed erario, per circa 26 milioni di euro, e una serie di operazioni allo scopo di sottrarre patrimonio attraverso la fitta rete di cooperative.
Le società venivano gestite in totale assenza di trasparenza verso i soci, con una contabilità confusa che rendeva difficile ricostruire patrimonio e volume di affari. In questo contesto sono state riscontrate anche distrazioni di denaro per circa quattro milioni di euro. A seguito della richiesta del pm, inoltre, due società e tre cooperative del gruppo sono state dichiarate fallite dal tribunale di Livorno, consentendo alla curatela fallimentare di far accedere alla procedura 43 unità immobiliari, per un valore complessivo di 7 milioni di euro.
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