Giocare una partita dall’inizio alla fine alla fine mantenendo lo stesso ritmo, pare ormai una causa persa da perorare. Clima quasi surreale al Picchi, senza pubblico a causa di una squalifica del campo dopo i fatti successi a Città di Castello e soprattutto contaminato da una certa scia negativa che ci vedeva non vittoriosi da quasi un mese, dalla tripletta rifilata in casa all’Ostia Mare. LivornoPoggibonsi termina 2a1, vittoria che ci fa rimanere fra le prime cinque della classifica e soprattutto che ci evita di perdere terreno anche nei confronti della squadra senese. Le prime posizioni cominciano ad affollarsi ed è fondamentale mantenere il ritmo. Ed è proprio questo il problema, la continuità. Nonostante siamo qui a commentare una vittoria, facciamo fatica a fidarci del Livorno.
Abbiamo paura di crederci. E come darci torto visto il cammino che fino ad ora hanno compiuto gli amaranto? Se analizziamo i fatti, le prime prestazioni avevano fatto ben sperare per l’anno in corso, eravamo tutti convinti che la diretta concorrente dell’Arezzo per il primo posto fossimo noi. Ma quando si dice il campionato è lungo, non è una frase tanto per dire. All’inizio non si conoscono gli assetti delle varie squadre, ed è prematuro fare delle previsioni; arrivati quindi quasi al giro di boa del campionato è normale cominciare a tirare le somme, cosa che anche la società ha fatto visto i movimenti di mercato. Il reparto offensivo è quello che ha subito i maggiori cambiamenti, con l’addio di Vantaggiato e Torromino e l’arrivo di Lucatti e di El Bakhtaoui. C’era bisogno di segnare e trovare un assetto alla squadra, e andava fatto subito.
Da profana, ho sempre pensato che il Livorno non avesse ancora sfruttato a pieno le proprie potenzialità e parlo nello specifico di Matteo Frati e Simone Lo Faso; il primo, utilizzato in maniera troppo discontinua (mi chiedo ancora il perché) e il secondo tecnicamente superiore alla categoria ma minato da una condizione fisica non ottimale.
Personalmente, Simone è un giocatore di cui non vorrei fare a meno, mai, in nessuna partita. E’ chiaro che la serie D per lui è solo un brutto incidente di percorso, e proprio per questo vorrei sottolineare l’umiltà che ho sempre visto in lui ogni qual volta è sceso in campo. Si è sempre fatto trovare pronto e il fatto di non partire titolare per qualcuno potrebbe essere un problema nel saper gestire una situazione già avviata o nel non sentirsi fra le prime scelte. Credo che la sua condizione fisica non gli permetta ancora di avere i novanta minuti nelle gambe, ma nonostante ciò io trovo in Lo Faso una classe che mi fa già pensare che a fine campionato dovremo fare a meno di lui, soprattutto se non ci sarà una promozione. Le speranze non sono molte, ma non sono neanche nulle.
L’atteggiamento disfattista della maggior parte dei tifosi è dato da un andamento altalenante, nei risultati quanto nelle prestazioni. Si fa fatica a chiudere le partite, non riusciamo a gestire noi il
gioco dall’inizio alla fine e non dobbiamo pensare che tutto ci sia dovuto perché siamo il Livorno, il nome e il blasone in queste serie dove si corre tanto e si gioca con l’osso fra i denti non contano
niente; ma perché scendiamo in campo spesso come se aspettassimo solo le mosse dell’avversario senza imporre il nostro gioco. Ci aspettano due partite importanti prima della pausa natalizia e per mantenere alti i propositi i punti da portare a casa devono essere sei; con l’Orvietana non è ammissibile perdere, contro il Follonica in casa invece dobbiamo rimanete in scia. E’ dura? Sì. Ce la si può fare? No se continua così, ma è un no con il condizionale. Forza ragazzi!
Agnese Gaglio
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