Ritroviamo Sergio Nieri, commentatore del Tg News di Telecentro2 e conoscitore degli scenari politici locali, per scambiare due parole sull’esito del ballottaggio del 9 giugno. Allora Sergio, Luca Salvetti ha portato via il banco.
Indubbiamente, complimenti a Lui e auguri sinceri di buon lavoro. Due realtà in crisi come Livorno e Piombino hanno scelto strade diverse per affidarsi ad una terapia d’urto contro la dismissione delle aziende e la perdita costante di posti di lavoro. Ma questo è il bello della democrazia plurale.
Io non vedo fascismo nella vittoria di Ferrari a Piombino, che pure è storica, nè vedo resistenze barricadere nella vittoria di Salvetti a Livorno. Sono due diversi modi di declinare il buon senso di fronte alla crisi del proprio territorio. Evidentemente la diagnostica di Salvetti sulla crisi di Livorno è risultata piu’ accattivante di quella di Romiti.
C’è pero’ chi parla di richiamo della foresta, di invito a non votare Romiti perchè “fascista”.
Sapete, questi sono i climi del ballottaggio, dove si vota spesso per esclusione o per contrarietà al profilo dell’altro competitor. E d’altra parte se qualcuno è ricorso a questo mantra è perchè l’esito del primo turno non aveva messo in sicurezza la candidatura di Salvetti.
Si temeva cioè che l’elettorato fragile delle periferie potesse anche inconsapevolmente preferire la destra identitaria di Salvini alla sinistra rigorista del Pd , oltretutto molto aperturista nei confronti dei flussi migratori. Un nervo scoperto che Salvetti peraltro aveva intuito, affrontando di petto, e ben prima del ballottaggio, il tema della sicurezza e della legalità nei quartieri.
Ma in definitiva come giudichi il risultato di Romiti?
Nei servizi di preparazione al voto che abbiamo inviato a Tg News lo abbiamo definito un “candidato di emergenza”. Al primo turno è riuscito a prevalere su 5s e Bl, ma solo perchè la Lega ha conosciuto un notevole exploit in modo quasi spontaneo, senza che il partito di Salvini disponesse di una struttura territoriale.
Lo stesso Salvini, al pari di Di Maio, non si è mai fatto vedere a Livorno, a dimostrazione che con tutta probabilità la “Livorno dei 5 Stelle” non sarebbe diventata in ogni caso un investimento politico per l’armata del “Capitano”, ma solo un serbatoio di voti per il candidato sindaco d’occasione. Per cui Romiti ha tenuto botta al primo turno, ma poi al ballottaggio non è riuscito a spiccare il volo.
Un volo che invece è riuscito a fare Salvetti; ma è tutto merito suo?
Salvetti ha fatto di necessità virtu’ e dopo avere fatto bene i suoi conti, ha ritenuto che per mantenere un rapporto elastico con il Pd e i suoi alleati piu’ stretti (Casa Livorno,Art.1 e soprattutto Futuro, gli ex Bl di Raspanti&Cepparello) non dovesse farsi condizionare in un accordo “per apparentamento” con la stessa Buongiorno Livorno, che pure si era proposta con apprezzabile trasparenza.
Ne è derivata una strategia silenziosa ed efficace, con la quale l’ex anchorman di Granducato Tv si è assicurato comunque il voto “antifascista” ma anche “antigovernista” dello stesso Bl, di Potere al Popolo e infine delle liste civiche che avevano dato indicazione di voto nei suoi confronti.
Stiamo parlando, nel complesso, di quasi 15.000 voti che gli “antifascisti” gli hanno fatto pervenire “per bonifico” sulla fiducia.
Dei temi locali mi pare che non abbia parlato nessuno, ma intanto Salvetti (forte dei suoi quasi 29.000 voti di partenza di area Pd) incassava il credito necessario per potere fidelizzare un cospicuo bacino elettorale di riserva.
E in tutto questo che fine hanno fatto i Cinque Stelle?
Credo che buona parte dell’astensione (circa 17.000 elettori aventi diritto al voto in meno rispetto al primo turno) sia da attribuire a loro, che il 26 maggio risposero in quasi 14.000 all’appello di Stella Sorgente.
In ogni caso saranno i flussi elettorali a dircelo. Personalmente ritengo che qualcosa, ma una minima parte, possa essere andato in parti eguali sia Salvetti, che a Romiti, a dimostrazione di un evidente disorientamento di quell’elettorato di fonte ad una scelta cosi’ divisiva da fare.
Ma piu’ in generale credo che i 5 Stelle avranno, all’opposizione, la possibilità di separare gli obblighi istituzionali di amministrazione da quelli di una vera e propria linea politica per la città.
Che in questi cinque anni si è identificata in modo talvolta abnorme nelle figure del Sindaco e del Vicesindaco anche di fronte a provvedimenti meritevoli,ma impopolari. Ne ha fatto le spese la credibilità del Movimento come tale. Vorrei dire che lo stesso problema riguarda Buongiorno Livorno, che prima o poi dovra’ scegliere cosa fare da grande.
In conclusione, cosa ti auguri per Livorno?
Sento parlare e scrivere di Livorno come nuovo laboratorio politico nazionale con una velocità ed una approssimazione giornalistica quasi sospette.
L’esperienza di Nogarin ha dimostrato che sulle rocambolesche dinamiche di un ballottaggio non si costruisce un bel nulla. I laboratori sono processi che partono da lontano.
Mi augurerei invece, l’ho già detto e scritto, che questa fosse l’occasione per chiudere con una stagione dei veleni (durata circa 5 anni) che si è giocata di piu’ nelle aule della Magistratura, nei corridoi delle Prefetture o negli studi dei commercialisti facenti funzione di sindaci revisori per controllate e partecipate. Non parliamo poi della carta stampata.
E’ giunto il momento di tornare a fare politica sul serio condividendola, per quanto possibile, con i cittadini. Qualora non fosse cosi’ lo evidenzieremo con la consueta obiettività.
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