La Camera di commercio della Maremma e del Tirreno ha misurato il polso alle imprese. Lo ha fatto con due successive indagini, l’ultima delle quali è stata resa nota alla Giunta nella riunione via web svoltasi alla vigilia del 25 aprile. Un questionario da compilare online, anche per coloro che già avevano partecipato al primo: lo scopo era quello di rilevare quali bisogni segnalano le imprese e quali sono le principali criticità. 213 le risposte che sono affluite dal 30 marzo al 14 aprile, proprio nel momento più drammatico della cosiddetta “fase 1”: un periodo brevissimo in senso assoluto, ma molto lungo in tempi di pandemia. I tre quarti di chi ha risposto ha un’impresa che occupa da zero a cinque addetti, si parla quindi di microimprese, quelle che con ogni probabilità soffrono di più.
La maggiore criticità segnalata è legata al deterioramento della liquidità aziendale, cui fa riscontro l’esigenza di accesso al credito e l’incremento di liquidità e cassa integrazione in deroga.
“Quello che emerge è un vero e proprio grido di allarme delle imprese, a quasi due mesi dall’inizio della pandemia – spiega Riccardo Breda, presidente dell’Ente camerale, ma anche presidente dell’Unione regionale delle CCIAA e vicepresidente nazionale – Il problema della mancanza di liquidità, rispetto ai tanti interventi annunciati, non ha avuto le risposte attese: la difficoltà di accedere al credito è rimasta tale e quale. Questo dato emerge anche da analoghe indagini svolte da altre Camere di commercio sulle loro imprese”.
“Cosa è necessario fare oggi? – continua Breda – Soprattutto semplificare e cioè sburocratizzare il percorso di accesso al credito, sia per i prestiti fino a 25mila euro che per quelli oltre. Occorre concretezza e non proclami. Se tutte le imprese in modo compatto lamentano un’esigenza, allora qualcosa di sbagliato deve esserci”.
“Preoccupa anche il percorso della cassa integrazione per i dipendenti, che fa seguito al calo drammatico di fatturato delle imprese, sia per la forzata inattività che in conseguenza di un indotto che è stato costretto a rallentare la produttività. Bisogna risolvere ora i problemi e cercare di creare i presupposti più adeguati sia per le imprese che per i lavoratori, per affrontare la cosiddetta “fase 2”, che ci preoccupa – afferma con forza il Presidente – Noi come Camera di commercio e come rappresentanti del mondo imprenditoriale abbiamo il polso della situazione, misuriamo la febbre delle attività economiche e sappiamo che i dati che emergono dalle nostre indagini sono drammaticamente reali”.
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