Il Pd e i suoi alleati stanno attraversando in questi giorni un periodo fondamentale per il loro futuro, quello della scelta del candidato a sindaco.
Un fattore non da poco ai fini del risultato finale: il candidato a sindaco dovrebbe rappresentare agli occhi dei cittadini una serie di requisiti, tra cui esperienza, cultura, equilibrio, moderazione, conoscenza del territorio e soprattutto lungimiranza nelle scelte da portare avanti per la città.
Un candidato con esperienza pregressa non sarebbe un fattore negativo, anzi anticiperebbe l’avvio di una serie di situazioni che si vengono a creare ad inizio mandato e i vari approcci istituzionali-burocratici che un novizio del settore è probabile che ne paghi dazio.
Ma nei partiti, soprattutto quelli di lungo coso, la storia ci insegna che non è abitudine portare avanti candidati per i loro trascorsi positivi nelle cariche assunte. La tanto proclamata meritocrazia, in rare occasioni viene presa in considerazione, al contrario si tende a far ricadere la scelta su profili mediatici, o su personaggi che portano avanti linee di una certa corrente, anziché di un’altra, soggetti che si crede riusciranno a mantenere uno stretto legame con la corrente politica che lo ha candidato.
Eppure non sarebbe poi così complicato individuare il candidato che i cittadini si attendono. Basterebbe mettere al primo posto la competenza, la professionalità e quindi valutare il profilo in base ai curriculum, alle esperienze similari vissute, al dinamismo dimostrato nel lavoro svolto, e a quel punto ci si accorgerebbe che il Pd ha nelle proprie fila il candidato vincente.
di Maila Ercoli
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