Inferiore a 0,10 ng/mg la Benzoilecgonina è legale, se le analisi o le controanalisi risultassero alterate di pochi ng/mg, il provvedimento potrebbe essere meno severo. La Benzoilecgonina è una sostanza metabolita primaria della cocaina ed è la molecola normalmente ricercata nelle analisi delle urine volte ad individuare la sua presenza. La Cocaina è un alcaloide, la sua determinazione di screening nei liquidi biologici (soprattutto in urina) viene generalmente effettuata usando tecniche immunometriche con l’ausilio di anticorpi monoclonali e successiva marcatura con vari reagenti.
Poiché tali tecniche non possono escludere falsi positivi, le positività allo screening devono essere confermate con tecnica alternativa, generalmente con tecnica cromatografia sia Gassosa (GC) che Liquida (LC) entrambe accoppiate con detector specifici e selettivi (UV, Fluorescenza, MS).
La cocaina viene rapidamente metabolizzata ed escreta in misura inferiore al 5% inalterata nell’urina. I due principali metaboliti risultanti dall’idrolisi enzimatica e nonenzimatica sono la benzoilecgonina e l’ecgonina-metil-estere. I metaboliti sono rilevabili nell’urina fino a 3 settimane dopo l’uso prolungato e intensivo di cocaina.
Esistono farmaci che contengano la sostanza Benzoilecgonina?
Nessun farmaco contiene direttamene la Benzoilecgonina; può essere rilevata nelle urine, in piccole quantità, generalmente sotto il livello di 0,10 ng/mg (livello di Cut-Off legale); generalmente dopo l’utilizzo di alcuni farmaci OTC (a volte basta un semplice sciroppo per la tosse) a seguito di reazioni metaboliche nel fegato.
Struttura della molecola di Benzoilecgonina
Questa sostanza è il metabolita primario della cocaina. E’ la molecola normalmente ricercata nelle analisi delle urine volte ad individuare presenza di cocaina. E’ il corrispondente acido carbossilico della cocaina, che è il suo estere metilico. Si forma nel fegato, dal metabolismo della cocaina catalizzato dalla Carbossiesterasi e successivamente espulso con le urine. Caratteristica rispetto alla cocaina è che può trovarsi nelle urine per un tempo più lungo di ques’ultima (che viene smaltita in circa 5 giorni).
STORIA
La cocaina, il più potente stimolante del Sistema Nervoso Centrale presente in natura, viene estratta da due piante che crescono spontaneamente in Sud America. La Eritroxylum Coca cresce nei climi umidi della foresta tropicale delle Ande Peruviane Orientali (Perù, Equador, Bolivia). Questo arbusto cresce lentamente sino ad un’altezza di 2,5 metri in 40 anni. Le foglie più giovani, lunghe sino a 5 cm, contengono circa 1% di cocaina e sono la principale sorgente di cocaina per il traffico illegale. Dalle foglie, attraverso un processo chimico, si ottiene una polvere cristallina che contiene il cloridrato di cocaina. La Eritroxylum Novogranatense cresce nelle regioni montuose aride della Colombia, della costa Caraibica del Sud America e della costa settentrionale del Perù. Le foglie del genere Trujillo vengono coltivate legalmente in Perù ed esportate in New Jersey dove la Stephan Chemical Company estrae la cocaina per scopi farmaceutici. La Coca-Cola utilizza ancora oggi il prodotto decocainizzato delle foglie come aromatizzante.
Per diversi anni un prodotto per infusione (Thè della Salute Incas) è stato disponibile nei supermercati degli Stati Uniti. Questa bevanda, ottenuta dalle foglie di Eritroxylum Novogranatense contiene in media 5mg di cocaina per tazza, produce una lieve stimolazione psicomotoria, modica euforia e tachicardia.
Amerigo Vespucci fu probabilmente il primo europeo a descrivere la masticazione di foglie di coca in uso presso le popolazioni del Nuovo Mondo. Ancora oggi il 90% degli indigeni mastica le foglie secche mescolate con una piccola quantità di cenere in modo da spremerne i principi attivi che, una volta disciolti nella saliva, vengono a poco a poco deglutiti per assicurare effetti farmacologici duraturi. Una abitudine questa, già cara agli Incas. La parola coca deriva infatti da kuka, il nome proprio della pianta in lingua quechua. E’ possibile però che la parola coca derivi dal linguaggio di una popolazione indios antecedente all’avvento degli Incas, gli Aymara, capaci di coltivare e usare la proprietà della pianta; in lingua Aymara ” Coca ” significa semplicemente ” la pianta “.
La coltivazione della coca avveniva, sino al 1400, in una vasta zona che comprendeva gli attuali teritri del Venezuela e del Cile. I Conquistadores, spaventati certamente piu’ da magico alone di idolatria che dai reali effetti psicotonici delle foglie di coca promulgarono una serie di editti che, dal 1565 in poi, vietavano l’abitudine di masticare le foglie di coca.
Negli stessi anni, il secondo Concilio di Lima tentò di limitarne l’uso presso le popolazioni indigene perché ” sostanza inutile, atta a suscitare le pratiche sciamaniache e le superstizioni degli Indios “. Ma ormai, con già 2000 anni di tradizioni alle spalle le abitudini erano radicate nella popolazione e la coltivazione della pianta aveva raggiunto il suo apice. Dato che le misure restrittive non avevano alcun effetto, la coca divenne quindi monopolio di Stato, per passar, verso la fine dell’Ottocento, nelle mani d imprese private.
Bisognerà attendere il diciannovesimo secolo, perché si iniziasse a capire che cosa rendeva le foglie di coca così uniche quando, nel 1860, Albert Niemann riuscì ad isolare una sostanza, cui diede il nome di ” cocaina”. Fu in questo periodo che molti scienziati europei ed americani iniziarono a studiare gli effetti psicostimolanti della cocaina e delle foglie di coca. Unanue, Humboldt, Spruce, Markham e Mantegazza descrissero tutti con grande chiarezza e dovizia di particolari gli effetti della sostanza. Nel 1880 le foglie di coca entrarono nel Prontuario Farmaceutico degli Stati Uniti d’America, mentre la cocaina fu approvata come medicinale nel 1890. Sei anni prima in Europa, l’allora giovane neurologo viennese Sigmund Freud aveva applicato i suoi studi sulla sostanza, che egli raccomandava come toccasana per moltissime malattie, tra cui la depressione di cui era afflitto e dalla quale diceva curarsi con basse dosi croniche di cocaina.
Nel medesimo anno Koller, un oculista amico di Freud, sperimentò la cocaina come anestetico in diversi interventi chirurgici all’occhio, creando le basi razionali per l’anestesia locale e fu sempre nel 1884 che il chirurgo americano Halsted dimostrò la capacità della cocaina di bloccare l’attività nervosa e propose il suo impiego nella prima anestesia tronculare.
Non furono solo i medici, i chimici ed i tassonomisti a studiare ed abusare della cocaina. Si racconta che Robert Louis Stevenson avesse pensato i personaggi i personaggi di Dr. Jekyll e Mr. Hyde come due opposti effetti della cocaina che gli era stata prescritta da Freud come antitubercolare.
L’oculista cocainomane Sir Arthur Conan Doyle, autore di Sherlock Holmes, racconta dell’uso di cocaina fatto dal noto investigatore.
Verso la fine del diciannovesimo secolo, il giovane chimico corso Angelo Mariani realizzò un vino a base di coca, che fu subito acclamato da cantanti d’opera e musicisti come ottimo rimedio contro il mal di gola, come stimolante e tonico tanto da far meritare al suo inventore la medaglia dell’Accademia Medica di Francia.
Lo zar e la zarina, i regnanti inglesi, i sovrani svedesi e norvegesi, il re Norodom di Cambogia, il comandante delle forze francesi in Indocina, il comandante generale dell’esercito britannico e persino il papa Leone XIII furono assidui consumatori del vino ” drogato “, tanto che il suo creatore ricevette dal successore di Pietro una medaglia ” ad honorem “.
Molti intellettuali del tempo facevano uso del Vin Mariani; fra essi gli scrittori Dumas figlio, Verne, Rostand, Zola, France e Ibsen, la divine Sarah Bernhardt ed Eleonora Duse, i compositori Gounod e Massenet, gli artisti Rodin, Robida e Chéret.
A questo punto anche gli imprenditori americani giudicarono vantaggioso investire nel mercato dei prodotti a base di cocaina. Fu cosi’ che J. S. Pemberton lanciò sul mercato la French Wine Coca, indicata come ottimo stimolante nervoso e tonico.
Il proibizionismo mise fuori legge tutte le preparazioni a base di alcol e Pemberton fu costretto a ripiegare inventando quella che diventerà una delle più famose ed imitata bevande della storia: la Coca-Cola®, ottenuta con estratto non alcolico di foglie di coca e noci di cola africana, disciolta in un dolce sciroppo di caramello.
PROCEDURA DEL CONTROLLO ANTIDOPING NEL CALCIO
1. NOTIFICA PER IL CONTROLLO ANTIDOPING
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a) Quando i giocatori lasciano il campo a fine gara (dopo eventuali festeggiamenti nel dopopartita), un addetto accompagnatore notifica iscretamente al giocatore del suo obbligo di presentarsi presso la sala per il controllo antidoping. La notifica viene effettuata verbalmente e anche attraverso il formulario di convocazione per il controllo antidoping (D2). Questo documento viene fornito al giocatore e quest’ultimo deve apporvi la propria firma.
b) Dal momento della notifica, l’addetto accompagnatore accompagna ed osserva il giocatore senza perderlo di vista, senza interferire con le attività concernenti le interviste del dopopartita nelle aree preposte per le “interviste super lampo” o “ interviste lampo” prima dell’ingresso negli spogliatoi. Dopo le interviste il giocatore sarà accompagnato direttamente presso la saletta preposta al controllo antidoping. Al giocatore non è consentito di rientrare negli spogliatoi. Se il giocatore desidera recuperare oggetti personali dallo spogliatoio, il medico sociale e/o un rappresentante del club gli porteranno l’oggetto o gli oggetti desiderati nella sala preposta al controllo antidoping.
c) L’ addetto accompagnatore resterà nella sala di attesa davanti alla sala preposta al controllo antidoping fino a quando il test non è completato.
d) Il giocatore può lasciare la sala preposta al controllo antidoping soltanto in circostanze molto particolari e soltanto con il permesso dell’Addetto al Controllo Antidoping (ACAD). Durante tale periodo l’addetto accompagnatore accompagna e osserva il giocatore senza perderlo di vista fino a quando non si ripresenta nella sala preposta al controllo antidoping.
e) Se non sono disponibili delle persone per accompagnare il giocatore, il medico sociale e/o un rappresentante del club notificheranno all’atleta del suo obbligo e lo accompagneranno alla sala preposta al controllo antidoping.
f) Ad ogni modo, il club o la federazione interessati sono responsabili di fare in modo che i giocatori selezionati si rechino presso la sala preposta al controllo antidoping direttamente dal campo non appena la partita si è conclusa (vedi paragrafo 7.10 del Regolamento Antidoping della UEFA) seguendo la procedura di cui sopra
2. REGISTRAZIONE ED IDENTIFICAZIONE
a) L’ACAD potrà chiedere al giocatore di verificare la propria identità esibendo il passaporto o il tesserino di giocatore.
b) L’ACAD spiegherà la procedura se necessario.
c) Il medico sociale compila la dichiarazione relativa all’utilizzo di un medicinale (D3) e la consegna all’ACAD prima dell’inizio del controllo (vedi paragrafo 7.11). Il medico sociale deve verificare con l’atleta se dispone di un’EFT o se ha utilizzato dei medicinali nei tre mesi precedenti al controllo antidoping. In particolare, il medico sociale dovrà dichiarare quanto segue:
1. Uso non sistemico e per inalazione di glucorticosteroidi
2. Salbutamolo e salmeterolo per inalazione
3. Preparazioni derivate da piastrine somministrate per via non intramuscolare
3. SELEZIONE DELLA PROVETTA CON BECCUCCIO
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a) Quando il giocatore è pronto a fornire il campione d’urine può scegliere la provetta con beccuccio.
4. PRODUZIONE DEL CAMPIONE DI URINE
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a) Dopo aver scelto la provetta con beccuccio, il giocatore produce il campione d’urine. Nel fare ciò viene costantemente tenuto d’occhio
dall’ACAD.
b) E’ necessario un volume minimo di 90 ml.
5. SELEZIONE DELLE BOTTIGLIETTE
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a) Dopo aver prodotto una quantità sufficiente di urine, il giocatore sceglie un contenitore di bottigliette sigillato che porta un codice numerico singolo.
b) Il nastro deve essere intatto. Nel caso in cui vi siano dei dubbi sarà necessario scegliere un altro contenitore.
c) Il giocatore rompe il sigillo del contenitore e può così avere accesso alle bottigliette.
d) Sia giocatore che ACAD devono verificare che le bottigliette siano in condizioni perfette e che lo sleeve termoretraibile sia intatto, che i numeri di ogni componente del kit siano identici e che gli elementi del coperchietto (tappo interno, anello di tenuta in gomma e anello filtro) siano al proprio posto.
6. SUDDIVISIONE DEL CAMPIONE DI URINE E MISURAZIONE DELLA GRAVITA’ SPECIFICA (GS)
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a) Il giocatore decide se sarà lui oppure l’ACAD a versare il campione d’urine nelle bottigliette “A” e “B”. Se il giocatore decide di fare da
sé, l’ACAD dovrà spiegare la procedura. Il volume d’urine deve essere di almeno 90 ml (“A” 60 ml, “B” 30 ml). Per la procedura relativa al campione parziale, siete pregati di fare riferimento alla fase 11.
b) Per facilitare la misurazione, la linea di misurazione sulla bottiglietta rossa “A” corrisponde a 60 ml. La linea di misurazione sulla bottiglietta blu “B” corrisponde a 30 ml.
c) Un volume sufficiente d’urine andrebbe lasciato nella provetta con beccuccio per consentire all’ADAC di effettuare il test per verificare la gravità specifica del campione. Se la gravità specifica del campione è “inadeguata” (sufficientemente alta) (1.005 o superiore con un rifrattometro o 1.010 o superiore con il metodo delle strisce reattive per le urine) l’atleta dovrà continuare a produrre campioni fino a quando sarò raggiunta una gravità specifica adeguata. I dati relativi alla gravità specifica vengono poi annotati sul formulario per il controllo antidoping (D5).
d) Se nel campione d’urine è disponibile un volume superiore ai 90 ml prescritti, sarà versato nelle bottigliette “A” e “B”.
e) Le urine in eccesso saranno eliminate versandole nel gabinetto in presenza del giocatore.
7. CHIUSURA E SIGILLATURA DELLE BOTTIGLIETTE
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a) Prima di chiudere le bottigliette, l’anello rosso che separa il tappo dalla bottiglia per impedire la chiusura accidentale della stessa durante il trasporto, deve essere rimossa e gettata.
b) Dopo che il campione d’urine è stato versato nelle bottigliette “A” e “B”, il giocatore oppure l’ACAD devono chiuderle bene dopo aver verificato che le bottigliette sono in buono stato. Chiudete il tappo premendo verso il basso e girandolo allo stesso tempo. Potrete sentire una serie di clic. Il tappo deve essere girato fino a quando non si blocca completamente. Il giocatore deve verificare che non vi siano perdite d’urina quando le bottigliette vengono rovesciate e confrontare i numeri di codice di entrambe le bottigliette, dei tappi e dei dettagli relativi al formulario per il controllo antidoping (D5) ancora una volta (vedi paragrafo 11.08).
8. FORMULARI PER IL CONTROLLO ANTIDOPING (D5)
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a) L’ACAD compila il formulario per il controllo antidoping (D5).
b) L’ACAD compila le caselle di sua competenza.
c) Il giocatore deve controllare/confrontare il numero della bottiglietta con quello inserito nel formulario D5.
d) Il giocatore può inserire delle osservazioni nella relativa sezione “osservazioni”.
e) Il giocatore ed i dirigenti accompagnatori devono firmare il formulario D5.
9. FORMULARIO PER LA DICHIARAZIONE RELATIVA ALL’UTILIZZO DI UN MEDICINALE (D3)
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a) Quando l’ADAC riceve i formulari D3 dal medico sociale di una squadra, gli chiederà se dispone di una copia della richiesta di EFT o del certificato EFT emessi dalla UEFA o qualsiasi autorità competente antidoping per ognuno dei giocatori in questione.
b) L’ACAD inserirà le informazioni relative alla richiesta o al certificato di EFT, se del caso, sul formulario per la dichiarazione relativa all’utilizzo di un medicinale (D3) del giocatore interessato (marcando l’apposita casella).
c) L’ACAD chiederà al giocatore se i medicinali dichiarati dal medico sociale sono gli unici da lui assunti nel periodo d’interesse precedente al controllo. Se non ha assunto alcuna altra sostanza, il giocatore deve completare e firmare il formulario D3.
d) Il giocatore deve anche menzionare se ha assunto integratori vitaminici, sostanze omeopatiche, prodotti d’erboristeria e, se del caso, pillole contraccettive.
e) Le informazioni sul formulario D3 devono essere trattate con la massima riservatezza da tutte le persone che vi hanno accesso.
f) Il formulario D3 va firmato anche dal medico sociale.
10. CONTROLLO E FIRMA DEI DOCUMENTI
a) Il giocatore e l’ACAD devono verificare che tutti i documenti siano stati firmati dal giocatore e dal medico sociale interessati.
b) Il giocatore riceverà la sua copia personale dei formulari D3 & D5 (parte rosa).
11. CAMPIONE PARZIALE
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a) Se il campione d’urine fornito è inferiore a 90 ml (vedi paragrafo 11.05), il giocatore oppure l’ACAD su richiesta del giocatore, versa, per motivi di sicurezza, il volume d’urine già raccolto nella bottiglietta che porta il marchio “A” e la sigilla con l’apparecchio per la sigillatura temporanea prima di sostituire il tappo sulla bottiglietta. La bottiglietta “A” viene poi rimessa nell’imballaggio di polistirolo – contenente anche la bottiglietta “B” – e sigillata con il nastro di sicurezza (vedi paragrafo 11.11).
b) Il numero del nastro di sicurezza e il volume d’urine raccolto (in ml) devono essere riportati sul formulario per il campione parziale (D6) fornito a tale scopo. Il giocatore deve firmare a fianco di tale numero di codice sulla parte rimovibile del formulario per confermare che il numero di codice è corretto.
c) Quando il giocatore è in grado di fornire un campione supplementare, deve identificare il suo campione iniziale confrontando il numero di codice sul nastro di sicurezza posto sull’imballaggio di polistirolo con quello posto sul formulario per il campione parziale (D6). Anche l’ADAC dovrà effettuare questa verifica.
d) Il giocatore e l’ACAD devono verificare assieme che il nastro di sicurezza non sia stato rotto.
e) In un secondo momento il giocatore urina ancora una volta in una nuova provetta con beccuccio.
f) Sotto la supervisione dell’ACAD, il giocatore apre la bottiglietta svitando l’apparecchio per la sigillatura temporanea.
g) Il campione parziale nella bottiglietta “A” viene aggiunto al secondo campione nella provetta con beccuccio per fare in modo che entrambi i campioni siano ben miscelati.
h) Se il volume è ancora insufficiente, vanno ripetute le procedure dal punto a) a quello g) di cui sopra.
i) Una volta ottenuto il volume auspicato, il test può proseguire a partire dalla fase 6.
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12. GIOCATORI INFORTUNATI – CARTELLINO ROSSO – GIOCATORI CHE SI RIFIUTANO DI SOTTOPORSI AL CONTROLLO ANTIDOPING
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a) L’ADAC esamina i giocatori infortunati per valutare l’entità degli infortuni prima che lascino lo stadio per l’ospedale.
b) Se un giocatore (che non sia il portiere) si infortuna prima della gara, quando la formazione è già stata consegnata dalla squadra in questione:
i. Può essere rimpiazzato con un sostituto. A seconda del Regolamento della competizione, il giocatore potrà essere sostituito da un atleta che in precedenza non figurava in lista.
ii. Il giocatore infortunato deve rimanere disponibile nel caso in cui fosse sorteggiato per il test antidoping salvo che, su conferma dell’ADAC, debba essere inviato immediatamente in ospedale.
iii. Se il sostituto è stato rimpiazzato, colui che rimpiazza dovrà essere incluso nella lista per il sorteggio del test antidoping.
c) Se un portiere si infortuna prima della gara quando la formazione è già stata consegnata dalla squadra in questione:
i. Il portiere infortunato può essere sostituito da un estremo difensore in precedenza non inserito in lista;
ii. In questo caso il portiere infortunato deve essere disponibile nel caso dovesse essere sorteggiato per il test antidoping ed il numero di giocatori per il sorteggio sarà portato da 18 a 19. Se, su conferma dell’ADAC, il giocatore deve essere inviato immediatamente in ospedale, non dovrà essere incluso nella lista per il sorteggio valido per il controllo antidoping di cui sopra.
d) Se un giocatore viene espulso durante la partita, deve rimanere a disposizione per un eventuale controllo antidoping a fine gara nel caso in cui venga sorteggiato o aggiunto alla lista dei giocatori da sottoporre a test oltre a quelli sorteggiati (vedi paragrafo 7.13).
e) Nel caso in cui un giocatore dovesse rifiutare di sottoporsi al test antidoping, sarà deferito ai sensi della procedura disciplinare e sottoposto alle sanzioni del caso.
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