Una piaga che colpisce chi prima di tutto chi esercita regolarmente l’attività di commercio ambulante e in sede fissa. Questo il commercio abusivo nella città di Livorno, nella provincia e in tutta la Toscana. Ma l’abusivismo colpisce anche e soprattutto il consumatore perché un prodotto contraffatto non dà nessuna certezza sulla qualità e sulla sicurezza.
Dai giocattoli all’abbigliamento, dai prodotti alimentari ai farmaci, dai servizi (corsi di formazione ma anche parcheggio e servizi di cura alla persona) alla ristorazione, il danno economico è diretto e tangibile su tutta la comunità. In Italia il giro d’affari della contraffazione è stimato a 6,9 miliardi di euro, sottrae 110 mila posti di lavoro regolari all’anno e, nel mondo, costringe 115 milioni di bambini sotto i 14 anni a lavorare invece di andare a scuola.
Il direttore della Confcommercio Federico Pieragnoli spiega perché Confcommercio ha deciso di approfondire il tema con gli imprenditori e le istituzioni: “Le imprese sono molto sensibili all’annoso problema della contraffazione e dell’abusivismo. Tra gli effetti più dannosi prodotti dalle diverse forme di illegalità del sistema distributivo e produttivo gli imprenditori indicano principalmente la concorrenza sleale, la riduzione dei ricavi e del fatturato a causa delle mancate vendite, nonché la rinuncia all’assunzione di nuovi addetti o, in alcuni casi, a mantenere i livelli occupazionali”.
Perché si comprano merci fasulle da commercianti abusivi? “Molti – afferma Pieragnoli – risponderebbero: per risparmiare. Credo che la maggior parte degli acquirenti credo che non si pongano il problema autentico/taroccato, legale/illegale, regolare/abusivo. Tutti noi tendiamo a sentirci appagati, intelligenti o furbi quando facciamo un affare, per quanto piccolo esso sia. Ma se guardiamo il fenomeno dell’illegalità commerciale da un altro punto di vista vedremo che con il nostro atto di acquisto andiamo ad alimentare la criminalità organizzata, creiamo un danno per l’erario che in quanto mancata entrata allo stato si riverserà sui cittadini e quindi su noi stessi, falsiamo la concorrenza e quindi la competitività del sistema produttivo. Una visione più ampia servirebbe a rivedere l’abusivismo in termini di deprezzamento generale dei prodotti (soprattutto Made in Italy) e dei servizi, e di rischio concreto per la comunità economica, per la salute, per la sicurezza dei consumatori e dei lavoratori”.
“Quella contro l’abusivismo e la contraffazione è un compito che Confcommercio sta portando avanti su diversi fronti. A Livorno e provincia faremo partire una campagna di sensibilizzazione che – da una parte – lancerà l’allarme e raccoglierà testimonianze dirette degli imprenditori, dall’altra aprirà un confronto con le istituzioni sugli strumenti di contrasto a attività e fenomeni economici illegali. Come messaggio che vogliamo mandare a imprese e cittadini affermiamo che l’abusivismo non è un destino a cui dobbiamo sottostare, possiamo ribellarci allo stato di cose esistente”.
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