Ferrovie, finalmente l’Italia scopre l’importanza del cargo su ferro anche e specialmente per razionalizzare il servizio dai porti e dagli interporti. Il piano industriale 2017-2026 presentato dalle Ferrovie di Stato italiane prevede investimenti di 62 miliardi di euro, di cui 33 per la rete “convenzionale”, 24 miliardi per la rete Alta velocità/alta capacità connessa ai corridoi europei TEN-T e altri 5 miliardi in tecnologie che modernizzino sia il trasporto passeggeri che merci.
Un settore di particolare rilievo è riservato, nel piano alle sinergie con i principali porti italiani, ai retro-porti e i “sistemi” logistici. Si punta molto ad accelerare i collegamenti ferroviari dei principali porti con la rete nazionale: e allo stesso tempo i principali poli produttivi – i grandi stabilimenti – vedranno migliorare i propri raccordi con la rete.
Entrando nel dettaglio delle grandi opere, viene finanziato il terzo Valico che servirà tutta la “catena” dei porti tirrenici, da Genova a La Spezia e Livorno. Si punta a che a collegare meglio il sud con la direttrice Palermo-Catania-Messina in Sicilia e la Napoli-Bari. Si punta infine alla velocizzazione della direttrice adriatica tra Bologna, Bari e Lecce, con lavori da concludere entro il 2018 e all’ammodernamento della Salerno-Reggio Calabria, con bretella per Gioia Tauro.
Dal piano non arrivano però risposte concrete a problemi che si sono evidenziati in questi ultimi tempi. Compreso lo scavalco ferroviario in Toscana tra il porto di Livorno e il retroporto Vespucci di Guasticce, per il quale la Regione chiede che i circa 5 miliardi che mancano vengano coperti dal governo con il Fondo di sviluppo e Coesione. Una partita ancora aperta che si giocherà proprio nel quadro del piano nazionale delle Ferrovie.
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