Dal 1 gennaio 2019 ad al 26 luglio si sono registrati 28 cetacei spiaggiati lungo le coste toscane. Il trend è ancora da considerarsi “normale. In Toscana, grazie all’Osservatorio Toscano per la Biodiversità, ormai ogni spiaggiamento non sfugge più alla rete coordinata dalla Regione con Arpat, la Direzione Marittima, l’Università di Siena, e gli oltre 60 partner, sia pubblici che privati, oltre alle associazioni ambientaliste. Si ricorda che il mare toscano fa parte del Santuario Pelagos per la protezione dei mammiferi marini. Nello specifico, solitamente la specie più colpita è la stenella striata, seguita dal tursiope, il delfino piuttosto grande di colore grigio, lungo fino a tre metri che visita le nostre coste entro poche miglia. Per il 2019 si elencano in totale 13 tursiopi,12 stenelle, 1 capodoglio e 2 non identificabili a causa dell’avanzato stato di decomposizione. Bisogna anche sottolineare che molte carcasse, compresa quella del capodoglio, hanno galleggiato a lungo in mare aperto, per poi spiaggiarsi per effetto delle correnti lungo le nostre spiagge. La lunga serie storica di dati riguardanti la nostra regione (a partire dal 1986) – vedi andamento spiaggiamenti e avvistamenti 2008-2017 – ci indica che ogni anno in Toscana si spiaggiano mediamente 18 individui, di cui circa il 20% in buone condizioni, ed utili quindi al fine di essere esaminati nel dettaglio grazie al lavoro dei veterinari dell’Istituto Zooprofilattico di Lazio e Toscana (IZSLT), sez. di Pisa, che forniscono una relazione sanitaria annuale sulle probabili cause di morte pubblicata sul sito regionale e su quello di ARPAT (vedi relazione 2017, anno durante il quale si verificarono vari episodi di Dolphin morbillivirus (DMV).) – nel grafico i cetacei spiaggiati nel 2017. In questo ultimo mese (26 giugno-26 luglio) gli spiaggiamenti in Toscana sono stati 11, (sul totale di 28), rappresentati quasi esclusivamente dal tursiope (ben 9). Un’unica specie rappresentata ed il fatto che il numero è piuttosto elevato (anche se non in senso assoluto ma perché concentrati in relativamente pochi giorni), fa notizia e desta un po’ di preoccupazione. Un’altra particolarità è rappresentata dal fatto che i delfini recuperati erano piuttosto freschi, morti da poche ore ed in alcuni casi (3 su 8) sono stati avvistati in grandi difficoltà, ma ancora vivi, subito prima del decesso, in acque molto basse o addirittura già fermi sulla battigia. L’intervento degli uomini della capitaneria, o di alcune persone presenti sulla spiaggia, aveva allontanato i delfini temporaneamente portandoli in acque un po’ più profonde ma senza successo. Grazie al fatto che i delfini fossero appena morti è stato possibile eseguire la necroscopia su 6 animali da parte dei veterinari dell’IZSLT di Pisa. Sono stati campionati tutti gli organi e tessuti per analisi patologiche, parassitologiche, virologiche, batteriologiche. Inoltre sono stati prelevati l’intero stomaco, per lo studio della dieta e la ricerca di eventuale marine litter, soprattutto plastiche, ed alcuni denti, per la stima dell’età, ricerche queste che vengono effettuate dagli operatori del Settore Mare di ARPAT; uno stomaco particolarmente vuoto può essere indicazione del fatto che il delfino non stava bene e non si alimentava da diversi giorni. Alcuni tessuti sono stati campionati anche per la ricerca di contaminanti, indagine che sarà condotta dall’Università di Siena. Sarà possibile fare alcune ipotesi sulle cause di morte dei delfini analizzati solo quando saranno pronti i risultati degli esami eseguiti dai veterinari, che richiederanno alcune settimane. L’Osservatorio regionale, intanto, continuerà la sorveglianza come sempre h24, grazie anche ad una convenzione triennale aperta con le tre Università toscane, per monitorare la biodiversità marina, coordinata dall’Università di Siena e il supporto di ARPAT.Sarà possibile fare alcune ipotesi sulle cause di morte dei delfini analizzati solo quando saranno pronti i risultati degli esami eseguiti dai veterinari, che richiederanno alcune settimane.
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