Il mondo alla rovescia. Sì perché prendere gol nel recupero era diventato un incubo, quasi un’ossessione per gli amaranto. Stavolta però gli ultimi giri di lancetta hanno sorriso a Luci e company. Ci ha pensato il mancino di Marras ad esorcizzare il tempo scrollando di dosso tutte le paure.
Che gol. E che gioia. Il numero trentadue trova l’angolino alla sinistra di un superbo Russo facendo esplodere i tifosi presenti al Picchi, per la verità non molti. Era però prevedibile un’affluenza in calo vista la pioggia battente che si è abbattuta per tutta la giornata sulla città. Ma il boato amaranto viene come una liberazione dal profondo di tutti, presenti o meno. Tifosi, giocatori e allenatore. Già proprio Breda che inizialmente aveva schierato i suoi con il 3-4-3 rischiando però un po’ troppo sulle corsie, in particolare in quella di destra dove Canotto, nome adatto alla giornata piovosa, era libero di spaziare quasi indisturbato.
E allora nella ripresa il cambio di modulo, stavolta decisivo, del mister. Dentro Braken fuori Di Gennaro, un po’ spento. Si rientra con il 4-2-3-1 così da arginare gli esterni offensivi dei campani ma senza perdere il peso offensivo. Mossa azzeccata con gli ospiti che passano in vantaggio solo grazie ad un’indecisione di Zima, mentre il Livorno crea e spreca registrando in totale ben venticinque tiri verso la porta. Ed è proprio Breda che i giocatori, panchina e staff compreso, vanno ad abbracciare al triplice fischio regalando una bella immagine ma anche un segnale importante.
Il gruppo è compatto con il suo allenatore, che mai come sabato era davvero a rischio esonero. Abbraccio che ha il gusto dolce di una vittoria importante sotto tutti i punti di vista. Ha il sapore della liberazione mentale da parte di una squadra che fin qui aveva raccolto troppo poco in relazione a quanto seminato. Ora è fondamentale dare continuità facendo risultato a Venezia, lasciandosi alle spalle errori e incomprensioni. Che sia stata davvero la svolta?
di Matteo Brucioni
foto: Livorno calcio
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