La firma principale sul protocollo di intesa siglato questa mattina presso la direzione della Casa circondariale “Le Sughere” di Livorno, è quella di Francesco Basentini, direttore del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.
Il numero uno delle carceri italiane ha voluto così sottolineare il grande valore del progetto “Mi riscatto per Livorno”, ideato dal Garante comunale per i diritti dei detenuti, Giovanni De Peppo, in collaborazione diretta con il sindaco Filippo Nogarin.
Un progetto siglato anche dalla coordinatrice dell’Ufficio di sorveglianza di Livorno, Paola Boni, dalla responsabile per le Sughere, Valeria Marino, e dal direttore del sistema penitenziario livornese, Carlo Mazzerbo.
Con la firma di questo protocollo prende dunque il via la prima esperienza di coinvolgimento diretto nei lavori socialmente utili delle persone destinatarie di una condanna penale definitiva.
Sarà un’equipe dell’area trattamentale a selezionare i detenuti idonei a svolgere questo tipo di attività tra chi già beneficia della disciplina dell’art.21, che prevede la possibilità di lavorare all’esterno, e quelli meritevoli per buona condotta o altri riconoscimenti particolari.
L’elenco delle persone idonee verrà poi segnalato al direttore del carcere che provvederà a condividerlo con l’Ufficio di sorveglianza che opera sul territorio livornese e che è preposto a dare il via libera a questo tipo di attività.
A questo punto scatterà una fase di formazione che verrà coordinata dalle tre realtà che hanno già dato disponibilità a usufruire di questo servizio: Aamps, l’associazione Reset e l’associazione del Palio marinaro.
“Con questo progetto – sottolinea il numero uno del Dap, Francesco Basentini – Livorno dimostra tutta la sua lungimiranza che consentirà di risolvere il problema del reinserimento dei detenuti all’interno della società.
L’idea che la popolazione reclusa diventi una risorsa è un’idea che senza la collaborazione di tutti i soggetti interessati, l’amministrazione comunale e la magistratura di sorveglianza in primis, sarebbe impossibile realizzare. In questo caso la collaborazione tra le diverse istituzioni è stata invece esemplare e il risultato è assolutamente innovativo. E’ necessario accorciare la distanza sociale tra chi si trova dentro il carcere e il resto della società. I detenuti che si impegnano nei lavori di pubblica utilità avranno come beneficio immediato quello di un alleggerimento del loro debito di giustizia. E verranno formati, imparando così un mestiere”.
“Questo è un progetto assolutamente innovativo che mette al centro il lavoro come forma di riscatto sociale e come strumento di reinserimento all’interno della società – aggiunge il sindaco Nogarin – Nel nord Europa esperimenti come questo sono all’ordine del giorno, mentre in Italia ancora si fatica a decollare. Livorno ancora una volta si propone come modello a livello nazionale. Qui infatti i detenuti non saranno scortati all’esterno dalla polizia penitenziaria e non saranno sotto sorveglianza armata. Verranno, al contrario, selezionate le persone più adatte, che negli anni si sono dimostrate meritevoli e cui è indispensabile dare una seconda possibilità”.
“Abbiamo già ricevuto l’adesione al progetto di alcune realtà importanti come Aamps, l’associazione del Palio marinaro e l’associazione Reset – spiega De Peppo – che formeranno i detenuti e li utilizzeranno per ripulire le spiagge, i parchi, le strade, ma anche per fare da guida a turisti e cittadini alla scoperta di alcune realtà poco valorizzate di Livorno. A partire dalle Terme del Corallo. Il nostro obiettivo finale è quello di prevedere l’istituzione di vere e proprie borse lavoro da dare ai più meritevoli, sfruttando le risorse del Fondo sociale europeo”.
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