Il sindaco Filippo Nogarin e l’assessore alla Cultura, Francesco Belais, apprendono con dolore della scomparsa di Paolo Belforte, deceduto ieri a 95 anni nella sua casa sugli scali Manzoni. Di seguito il ricordo del sindaco e dell’assessore. “Paolo Belforte è stato l’espressione della Livorno migliore. Una Livorno curiosa ed eclettica, colta e popolare, che per decenni si è data appuntamento tra gli scaffali della libreria di via Grande 91. Ha fatto della cultura l’epicentro della sua vita e ha saputo trasmettere a tutti noi livornesi questa sua passione. In un momento di cambiamenti sociali epocali, con la Livorno liberty che stava progressivamente cedendo terreno alla città portuale e industriale, la libreria di Paolo Belforte ha rappresentato un punto fermo, una solida certezza cui aggrapparsi, un luogo di crescita individuale e collettiva. Ci sono due aspetti della vita personale e professionale di Paolo Belforte che mi hanno sempre affascinato e colpito. Da un lato la sua capacità di coniugare tradizione e innovazione, di adattarsi alle leggi del mercato riconvertendo la sua attività senza mai però scadere nel commerciale, mantenendo edizioni rare e di qualità che lo hanno sempre differenziato dalle altre librerie. Il secondo aspetto è quello di aver saputo contagiare con la propria passione le sue figlie e poi intere generazioni di lettori livornesi. Paolo Belforte ha contribuito a rendere migliore Livorno e i suoi abitanti e questo è un regalo che ci ha fatto e di cui dobbiamo essergli riconoscenti per sempre. Le pagine che ha stampato, gli autori che ha coltivato e fatto crescere, i libri che ha venduto e che sono ancora oggi in circolazione sono la sua eredità più importante. E noi dobbiamo essere orgogliosi di aver avuto un concittadino di questo spessore culturale e umano”. Filippo Nogarin “Conoscevo molto bene Paolo Belforte, era un grande amico di mio nonno e mi ha dato una mano a scrivere la tesi di laurea su Francesco Cangiullo, scrittore, poeta e pittore futurista la cui opera fu diffusa proprio da Belforte attraverso la sua casa editrice Il Teatro della Sorpresa. C’è un’espressione, utilizzata dalle sue figlie e riportata questa mattina dal quotidiano Il Tirreno, che secondo me racconta perfettamente l’anima più profonda di Paolo Belforte. “Tutto ciò che era provincia e chiusura lo infastidiva – hanno detto le figlie – e per tutta la vita ha perseguito con curiosità e attenzione l’affermarsi delle novità portate avanti sempre in prima persona”. Sembra il manifesto della Livorno più autentica, quella figlia delle migrazioni e dell’apertura al mondo. Quella dei mercanti che animavano il nostro porto a cavallo tra 800 e 900, portando in città profumi, sapori ed esperienze provenienti da ogni angolo del pianeta. Livorno ha perso un punto di riferimento essenziale, un uomo capace di nutrirsi di cultura nel senso più alto e nobile del termine senza mais trasformarsi in un passatista. Al contrario. E’ stato il padre dei alcune delle più straordinarie innovazioni nel campo del consumo di opere letterarie. Ha saputo ridurre le distanze esistenti tra i lettori e gli scrittori, inventandosi gli incontri con gli autori all’interno della sua libreria. Ha colto i segnali del cambiamento determinati dall’avvento delle nuove tecnologie e dalla crisi del cartaceo senza mai perdersi d’animo. Ha saputo innovarsi quando ce ne era bisogno e questo fa di Paolo Belforte una persona dall’intelligenza fuori dal comune, oltre che dalla cultura smisurata. Un esempio per tutti noi. E soprattutto un esempio per i giovani livornesi. Il mio invito, in questa giornata triste, è proprio a loro: andate a scoprire chi era Paolo Belforte. Fatevi raccontare dai vostri genitori cosa ha fatto per la città. Siate curiosi come lo è stato lui e lasciatevi travolgere dalle storie che ha pubblicato e dai libri che ci ha fatto conoscere. E’ il modo migliore per rendere omaggio a un grande livornese”. Francesco Belais
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