Internato per due anni nei campi di prigionia nazisti, nel maggio scorso aveva espresso l’altro suo desiderio: visitare gli Uffizi >>>> Il generale Giorgio Allori 100 anni compiuti nel febbraio scorso come regalo aveva espresso due desideri: visitare il museo fiorentino degli Uffizi e assistere ad una gara degli amaranto la sua squadra del cuore. Nato in città, simbolo della Resistenza, Giorgio Allori è stato internato per due anni nei campi di prigionia nazisti per non aver aderito alla Repubblica di Salò. Nel maggio scorso è stato ospite agli Uffizi, condotto delle straordinarie stanze dal direttore Eike Schmidt, realizzando un sogno coltivato fin da piccolo grazie al padre che gli ha trasmesso la passione per l’arte. Domenica scorsa invece era in tribuna a vedere il suo Livorno, nella sfida contro il Ponsacco.
Appena uscito dall’Accademia Militare di Modena, nel 1943, Allori decise di non aderire alla Repubblica di Salò. Venne così fatto prigioniero e internato per oltre due anni nei campi di prigionia nazisti. Sopravvissuto e liberato, alla fine della guerra tornò in Italia, avanzando nella carriera militare fino a raggiungere il grado di generale. Senza mai perdere la passione per l’arte. “La devo a mio padre Giulio – racconta Allori – di lavoro era bancario, ma nel tempo libero si dedicava alla pittura. Grazie a lui ho conosciuto gli Uffizi quando non avevo ancora dieci anni, quasi un secolo fa: era un luogo molto diverso da oggi, a visitarlo saremo stati in tutto 50 persone”. Domenica ospite del sindaco in tribuna d’onore all’Armando Picchi ha visto vincere la sua squadra del cuore per 1 a 0 contro il Ponsacco.
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