La famiglia non era stata neanche avvertita, e lui è arrivato in classe e l’ha trovata vuota, sono andati in gita senza di lui.
«Mi chiamo Giulio, ho 14 anni, sono affetto da autismo, ma sono anche “altro”! La mia classe oggi è in gita, io no!». Inizia così il post condiviso sulla pagina Facebook dell’associazione Autismo Livorno onlus: racconta quel che è accaduto a un ragazzo autistico che si è visto negare nei fatti una gita con i compagni che come lui frequentano una scuola dell’obbligo della nostra città.
Nal pomeriggio di martedì 12, sui social network è rimbalzata la solidarietà a Giulio con una immagine efficace: un susseguirsi di persone che hanno postato la propria immagine mentre mostrano un cartello con la scritta “Io sono Giulio”: un modo semplice, diretto, immediato per far sentire alla famiglia di Giulio la propria vicinanza. Ma anche per affermare una battaglia di civiltà in favore dell’integrazione, a cominciare da quella fra i banchi di scuola.
«Nessuno ha avvertito la mia famiglia, quindi… sono andato a scuola e mi sono trovato da solo»: continua in questo modo il post con cui viene denunciato l’episodio. Dunque, non si tratta solo di una esclusione ma di un no improvviso con cui Giulio e la famiglia sono costretti a fare i conti di punto in bianco. E per questo, inutile dirlo, brucia il doppio.
Peccato – si sottolinea via Facebook – mi sarebbe piaciuto molto passare una giornata all’aria aperta, in pullman, mi piace molto il pullman. Però “qualcuno” ha ritenuto che non era adatta a me questa giornata». Poi: «Ci sono rimasto molto male ma non potendo esprirmi a parole sembra che a quel “qualcuno” non importi».
Prosegue con una frecciata sotto il segno di una amara ironia: «Che faccio, ringrazio “qualcuno” per avermi risparmiato da una serie di emozioni bellissime che avrei potuto provare, oggi, in gita con i miei compagni all’aria aperta?».
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