I fondi a disposizione dell’Autorità di sistema portuale di Livorno per realizzare la Piattaforma Europa, 450 milioni di euro, non bastano, sicché l’ente si prepara a sottoscrivere un ulteriore indebitamento.
La firma avverrà lunedì, in pompa magna, perché il soggetto finanziatore sarà la Banca Europea degli Investimenti e per l’occasione l’Adsp ha organizzato una cerimonia istituzionale, alla presenza fra gli altri del Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti, Edoardo Rixi. La risposta alle domande di dettaglio è stata quindi posposta alla prossima settimana e, complice l’assai scarna sezione documentale pubblica della struttura commissariale, è pressoché impossibile definire esattamente il perimetro della cosa.
Che però si tratti di un’esplosione di costi non è solo una voce ricorrente a Livorno. Del resto, ancorché le carte ufficiali scarseggino anche in termini di aggiornamento del quadro economico, di rincari cospicui successivi all’aggiudicazione dell’appalto è stato l’ente stesso a fornire evidenza in almeno due occasioni. Una prima volta – si parlava di 70-80 milioni extra – quando emerse la necessità di rivedere il piano di utilizzo dei fanghi di dragaggio e di tener conto dell’inflazione da guerra ucraina e una secondaun anno fa, con la necessità di appaltare ex novo il consolidamento delle vasche di colmata esistenti.
Nel luglio 2023, come detto ultimo aggiornamento ufficiale della situazione, risultava che a disposizione per gli imprevisti ci fossero nelle casse di Adsp poco più di 50 milioni di euro. Da capire, quindi, cosa abbiamo portato l’ente alla decisione di chiedere un finanziamento alla Bei da 90 milioni di euro “per la realizzazione delle Opere marittime di difesa e dei dragaggi previsti nell’attuazione della Piattaforma Europa” (questo il titolo della cerimonia) e come intenda ripagarlo (aumento delle sovrattasse portuali?).
Certo è che risondere alle 122 pagine di prescrizione legate alla Valutazione di impatto ambientale non sarà uno scherzo da superare, tecnicamente ma anche finanziariamente. Prova ne sia che il primo giro di verifiche di ottemperanza, in corso in queste settimane, si sta dimostrando impervio, come mostrano i numerosi rilievi (comprese formali “non ottemperanze” o “parziali ottemperanze”) sollevati, fra gli altri, da Arpat, in particolare quanto alla necessità di affinare, estendere e potenziare in diversi ambiti il piano di monitoraggio. Lunedì capiremo (forse) quale parte dei 90 milioni di extracosti sia legata a tale tema.
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