“Il porto di Livorno da sempre è stato uno dei porti preferiti da parte dei narcotrafficanti: Genova, Livorno, Civitavecchia, Napoli, Salerno, Ancona, Venezia, Gioia Tauro, questi sono i porti che più spesso vengono utilizzati per portare ingenti quantità di cocaina” lo ha detto Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Napoli, in occasione della presentazione del libro ‘Una Cosa sola’ da lui scritto con Antonio Nicaso, avvenuta oggi a Palazzo Strozzi Sacrati, sede della Giunta regionale Toscana, a Firenze. Gratteri ha criticato duramente i tentativi di riforma della giustizia passati e in corso dicendo che “si stanno facendo riforme dal governo Draghi a oggi che non servono assolutamente a nulla, né a velocizzare i processi, né a tutelare le parti offese”, ma “ogni riforma ci rende più difficile e rallenta la fase delle indagini preliminari, rende più difficile e rallenta il dibattimento”. Ha sottolineato poi come la maggior parte dei reati sia oggi commessa grazie agli strumenti digitali, spiegando che “noi siamo nell’era digitale, oggi noi commettiamo reati nel dark web, con il telefono portatile, la prova del 90% dei reati, nei processi che arrivano a dibattimento, nasce dall’intercettazione telefonica, e quindi noi dobbiamo concentrarci su questo.” criticando chi vuole limitare la capacità di indagine in questi ambiti “Purtroppo sento esattamente il contrario di quello che vorrei sentire, o che dovrei sentire, non è concepibile”. Una critica che si estende a chi non vuole investire per dotare di strumenti adeguati le forze dell’ordine e gli inquirenti: “Non capisco perché non si investa in tecnologia, perché non si dia la possibilità di fare intercettazioni, perché si dice che le intercettazioni sono un costo: nel 2023 ho speso a Napoli 5 milioni di euro per le intercettazioni, però abbiamo sequestrato 500 milioni di euro nelle indagini fatte a seguito di intercettazioni telefoniche”. Riguardo alle sostanze stupefacenti poi “Le mafie non hanno interesse a vendere Fentanyl, costa meno della marijuana, il cliente paga poco e muore presto: il cliente che usa cocaina vive di più, ogni tanto muore qualcuno di infarto ma si dice che aveva una malformazione all’aorta…”. Non ha però escluso che la cosiddetta “droga degli zombie” non possa diffondersi in Italia perchè “ci sono siti vietnamiti o cinesi che lo fanno arrivare. La Cina non ha interesse a controllare tutto ciò che esce dal suo territorio, è un problema nostro, occidentale”. Riguardo alle infiltrazioni mafiose, Gratteri ha invitato a fare attenzione ai “continui passaggi di proprietà” relativi a compravendite di aziende, terreni e attività commerciali. Realtà queste che “sono in mano a una famiglia da un secolo o due, che all’improvviso vengono venduti a gente non del luogo, o a gente che nulla ha a che fare con quella attività merceologica, cioè dove non c’è una tradizione. Purtroppo oggi sono le mafie ad avere i soldi, sono le mafie che hanno milioni di euro, e il loro problema è quello di comprare per giustificare la ricchezza, quindi non hanno difficoltà a comprare, hanno grande liquidità, e spesso gli imprenditori non resistono a questo tipo di concorrenza quindi cedono”. Gratteri ha poi fatto un appello: “ci vorrebbe maggiore rigore negli ordini professionali, perché il mondo delle professioni è quel mondo che consente il salto di qualità, che consente la possibilità di fare riciclaggio anche sofisticato”. Giani: raccogliamo il messaggio Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, ha partecipato alla presentazione del libro ‘Una Cosa sola’ di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso. “La criminalità mafiosa sta cambiando, ma nel cambiare viene meno contrastata perché viene meno vista, diventa sottile, si insinua nelle attività legali, sempre più si crea una zona grigia in cui l’attività legale e quella illegale determinata dalla criminalità si confondono”, ha dichiarato Giani, parlando di una “mafia dei colletti bianchi”. Dal presidente l’invito a raccogliere il messaggio lanciato da Gratteri “Dobbiamo raccogliere questo messaggio – ha detto ai cronisti -, sia nelle implicazioni che comporta, su modifiche legislative che aiutino il lavoro dei magistrati, sia nel gioco di squadra che le istituzioni devono avere, rispettando in modo assoluto la magistratura, e contemporaneamente creando sempre più centri di coordinamento”.
Lascia un commento