“Le storie di guerra sono sempre atroci e dilanianti ma questa storia, nella sua drammaticità e veridicità, ha un che di irreale e assurdo. Narra di una famiglia italiana che, dopo un decennio vissuto in terra calda, ospitale e accogliente come la Libia, si trova alle soglie della 2°Guerra Mondiale catapultata in una situazione che ha dell’incredibile e dell’irreale. Narra di tre fratellini il cui destino sarà legato soltanto al loro cognome…”
Così scriveva Serena Simoncini, consigliera comunale del Movimento Cinque Stelle, scomparsa nel gennaio dello scorso anno , a proposito del suo libro “Le chiamavano per cognome”, in cui appunto tre bambini , figli di coloni italiani, nel 1940 furono portati in Italia per vacanza, ma lo scoppio della guerra impedì loro di ricongiungersi con le famiglie .
Il volume è stato presentato mercoledì 14 giugno, nella sala conferenze della Biblioteca Labronica “F.D. Guerrazzi” di Villa Fabbricotti da Michelangelo Diana, marito di Serena Simoncini, autore tra l’altro dell’immagine di copertina del libro che abbiamo ascoltato:
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