Peggio di così, non poteva andare. E dirlo da quinti in classifica, suona parecchio strano. L’obiettivo play-off non è ancora sfumato, eppure con la sconfitta subita contro l’armata di Indiani, qualcosa si è definitivamente spezzato. Tutti i nodi sono arrivati al pettine, e i dubbi e le paure avanzate da settembre fino ad oggi, hanno trovato la loro conferma. Il Livorno ha mancato di programmazione, e noi tifosi abbiamo forse peccato di presunzione nel pensare di poter raggiungere la serie C in un anno al massimo. Missione non impossibile quando dietro all’obiettivo si costruisce un progetto. Che però non c’è stato.
Il Livorno di Esposito si è presentato al Picchi Domenica con una formazione ancora diversa, fuori di nuovo Giuliani (del quale si era già sentita la mancanza contro il Montespaccato…) e dentro Lucarelli che forse non era ancora pronto per reggere una gara sin dal primo minuto e che si è fatto sovrastare da Pattarello fino al fallo che gli è costato un rosso diretto. Anche l’attacco si è presentato con una nuova veste, El Bakhtaoui accanto a Lo Faso serviti subito dietro da Bruzzo che stavolta ci ha regalato una prova molto appannata. Il centrocampo, senza le fasce, non ha carburato. Luci, là in mezzo, ha fatto quel che poteva. Il migliore, come sempre, non ha mollato fino alla fine, ci ha creduto anche dopo il quarto goal degli aretini. Ma da solo, non poteva certo farcela; il suo compagno di reparto, Gianmarco Neri, non ha dato prova di continuità e per quanto abbia avuto qualche buono spunto in attacco, ha finito poi per rendersi invisibile. In tutto ciò, quello che il Livorno ha pagato maggiormente è la mancanza di equilibrio e il non aver saputo gestire la gara al loro primo goal; al 25’, la gara poteva considerarsi ancora aperta considerando che non eravamo partiti malissimo. E invece, c’è stato di nuovo il tracollo, e soprattutto un’importante mancanza di lucidità che ci ha portato a rimanere in nove contro undici nel giro di nemmeno venti minuti.
Ho apprezzato il fatto che il presidente Paolo Toccafondi abbia voluto metterci la faccia; onestamente, non me la sento di imputargli troppe colpe perché la classifica parla da sola, e non è così amara nonostante tutto. Inoltre, senza di lui, non staremmo neanche a commentare questa triste partita. Perché, l’unione sportiva Livorno non sarebbe neanche esistita. E non sarebbe stato corretto soprattutto alla luce dei 4500 e passa spettatori presenti al Picchi domenica. Per la serie D per i tempi che corrono, non male. Certo, questo strano campionato che pare essere iniziato dieci anni fa tanti sono i giocatori che abbiamo visto arrivare e partire, qualche spunto deve darlo. Per costruire un’identità, ci vuole tempo, per fare di una squadra una vera squadra, dobbiamo dare loro il tempo di cementare l’intesa. Ma questo tempo, non c’è stato per poter ambire ad una promozione diretta. Cerchiamo di prendere il buono da tutto questo e cominciamo a costruire, perché le battaglie si possono anche perdere ma l’importante è vincere la guerra. E sono certa, che prima o poi accadrà.
Agnese Gaglio
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