E’ bello scrivere della “vittoria dei giusti”. Ed è bello farlo quando si è ancora in balìa di nobili sentimenti, come la felicità e la commozione, cioè di ciò che ci ha trasmesso questo magnifico Livorno dalla faccia pulita e dal cuore d’oro, che ha saputo venire a capo dell’ennesima partita che sembrava stregata. Straordinaria questa vittoria, potente come un refolo di libeccio, capace di spazzare via timori, paure e polemiche. Ha vinto chi ha meritato e dominato; e chi ha costruito di più: gli amaranto sono andati ben 25 volte alla conclusione prima di poter festeggiare la terza vittoria in campionato. Ma che fatica, che sofferenza, che lotta. Appunto, la “vittoria dei giusti”. Sì, è bello esultare, non solo dopo aver sbattuto la faccia contro lo spettro della sconfitta ma anche dopo aver pensato che tutto l’impegno profuso non avrebbe portato che a un misero, immeritato, quasi inutile pareggio. Invece no: il finale della partita questa volta è stato scritto da un regista che non aveva il gusto dell’horror.
RESURREZIONE. I nostri piccoli grandi eroi (ma non solo loro!) sono stati Agazzi e Marras, che il giorno dopo la festa dei Santi, compiono il miracolo, ci deviano dalla strada che conduceva al cimitero dei risultati negativi. Le loro sono giocate d’autore: conclusioni da cecchini dalla mira infallibile o da santi con l’aureola: fate voi. Fatto è che il ruba palloni di Trescore e il furetto di Genova scuotono la rete dello Juve Stabia con due bolidi quasi a fil d’erba da fuori area. Agazzi ci ridà speranza, riapre i giochi (dopo aver colpito anche un palo clamoroso), Marras fa venire giù lo stadio al minuto 94’ cioè nella “zona rossa” che troppo spesso ha visto andare in cenere partite anche sontuose. E invece questa volta, nella partita delle partite, quella che avrebbe anche potuto creare scosse telluriche sotto la panchina di Roberto Breda – ma Aldo Spinelli ce lo ha smentito nel dopopartita – è stato il Livorno a fare l’ultimo scatto, permettendo al nostro inesauribile e fantastico Furetto d’infilarsi nel corridoio letale. E lui, cinico, freddo e lucido con quella rasoiata ci ha regatalo la vittoria e il sesto punto in una settimana (dopo il derby di sabato scorso).
CHE BRAVI. In difesa ho visto un Gonnelli preciso e impietoso nei recuperi e animato da una determinazione incontenibile; ed anche un Boben inflessibile e tosto. Mentre Di Gennaro non aveva misura: sbagliava i tempi, restava tagliato fuori dall’azione e per fortuna che c’era Gonnelli a mettere pezze su pezze. Del Prato sta ovunque: venti anni ma percepiti (da noi) trenta, per la sua maturità. Capitan Luci ha la calamita magica ai piedi: sontuoso sinché non viene sostituito. E Agazzi? Un altro ruba palloni incontenibile, che per di più vede la porta da distanza: spacca una base del palo nel primo tempo e poi ci regala il pareggio. A sinistra Porcino è un bulldozer: recupera e parte. Chiude e riparte. E Marsura intorpidito nella prima parte interpreta la ripresa all’insegna del dribbling e degli assist: spumeggiante. Addirittura travolgente è Marras: uno che punta l’uomo, che lo salta, che scatta; e poi scatta di nuovo, che sa trovarsi corridoi in territorio nemico come pochi. Poi il gol: e che gol. Il Furetto diventa, infiamma, incanta. L’arma letale amaranto. Raicevic compie una mole di gioco incredibile e lotta su tutti i palloni. La sua incornata nel primo tempo (assist di Marras) fa gridare al gol, ma quel portiere (Russo) vola come sanno fare i portieri nelle giornate di grazia. E poi lo stesso portiere gli dice no almeno altre tre volte; mentre in due circostanze sono i difensori a intercettare i suoi tiri. Si sbloccherà anche lui, va aspettato con positività. Come va aspettato Braken che nella ripresa dà tutto se stesso e prima o poi raccoglierà per ciò che semina. Poco meno di 20’ per Federico Viviani: si muove bene nel momento in cui c’era tanta frenesia. Il regista-fantasista è sempre più vicino alla condizione. Quando metterà la sua classe sulla bilancia della squadra ci divertiremo. Piccola nota: Breda ha fatto scaldare a lungo anche Luca Rizzo. Un altro pezzo da novanta quasi pronto per mettersi a disposizione.
BREDA E I SUOI. E Roberto Breda? Bravo, lucido. Esce da vincitore da una battaglia importante. E lo fa con estrema coerenza. E’ un uomo che ha rispetto dei suoi giocatori: s’impone senza umiliare. Non è un caso se alla fine la squadra lo va ad abbracciare. Questo è un bel gruppo, tutti ragazzi dalla faccia pulita, gente su cui costruire il futuro, un bellissimo ciclo. Se qualcuno nella rosa dei trenta dovesse inquinare le acque meglio emarginarlo.
ALDO SPINELLI. Il presidente è un fiume in piena. “Ha visto? Finalmente un po’ di giustizia – dice subito dalla sua villa genovese -. Ho sofferto per questa squadra che davvero meritava di vincere e sono felice per tutti i ragazzi e anche per l’allenatore. Guardi che anche in caso di pareggio non avrei esonerato Breda, un tecnico che mi piace per come lavora. Adesso dal nostro Livorno vorrei vedere un po’ di continuità nei risultati, mi piacerebbe muovere la classifica a Venezia e poi battere anche il Trapani, dopo di che potremmo lavorare con più tranquillità”. “Chi mi è piaciuto? Tutti. Marras straordinario, incontenibile; bravissimo anche Agazzi. Di Gennaro forse è quello che mi ha fatto arrabbiare, è un ottimo difensore tuttavia abbiamo anche Gasbarro che potrebbe darci una mano. Ma poi bravissimo il nostro capitano Luci, altrettanto bravo Gonnelli. Imprendibile il Marsura della ripresa. Siamo davvero una bella squadra, con tante alternative. Sa cosa ancora mi fa star male? La sconfitta col Chievo. Conducevamo per 3-1 e poi perdemmo con una delle squadre più forti del torneo; stessa cosa con la Salernitana. Poi l’altro punto di Cittadella gettato al vento, senza parlare di altre partite. Potevamo avere tranquillamente tredici, quattordici punti cioè quello che valiamo realmente in questo momento. Ma davvero ho fiducia e ringrazio tutti i tifosi che stanno vicini alla squadra”.
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